giovedì 29 marzo 2012

DALLA PALESTRA ALLA PISCINA: IN ACQUA SI FA TUTTO DALL'AEROBICA AL KICK BOXING

Siete alla ricerca dell’equilibrio perfetto? In acqua veritas. Sembra proprio che dall’elemento più instabile nascano delle certezze assolute: lavorare in acqua stimola la circolazione linfatica, potenzia il sistema cardiovascolare, riduce i possibili microtraumi. E visto che l’acqua crea una resistenza di 7 volte superiore a quella dell’aria, la tonificazione muscolare è più efficace.
Se poi togliamo il peso della gravità, fatichiamo anche meno. Sarà forse per questo che le attività di sala migrano in piscina. Così il gradino dello step diventa waterproof e si salta in ammollo. Il pilates in acqua sfrutta la leggerezza dell’essere per concentrarsi sull’armonia del corpo. L’acquagym si trasforma in street style e a ritmo di musica funky e hip pop evolve in salti, sospensioni e tuffi. L’atletica scende in corsia con l’acqua fit racing: una sessione, che copre le diverse andature della corsa, può fare arrivare fino 160 battiti per minuto (altro che aerobica!). Anche i kickboxer possono sferrare i loro colpi sommersi fino al collo. Tranqulli, l’acquakick si pratica con uno sparring-partner. Ma dopo aver corso, ballato e pedalato (senza una goccia di sudore) abbandonatevi tra le braccia del watsuker, sarà un’esperienza rigenerante. Dolci movimenti di trascinamento nell’acqua, che massaggiano i muscoli e rilassano. Ad occhi chiusi ci si sentirà come un tentacolino di medusa o un ciuffetto d’alga doldolato dalle correnti. Il ritmo segue quello della respirazione e il contatto con la parte più profonda di se stessi è assicurato. Ma se la paura dell’acqua vi fa rimanere a bordo piscina, provate il wota, da water yoga. C’è chi dice che fa passare la paura. Le asana, le posizioni statiche dell’Hatha Yoga, si adattano a meraviglia all’ambiente fluido. L’acqua addolcisce i movimenti, sblocca le articolazioni e scioglie i muscoli. Per un equilibrio psico-fisico zen.


                                                                      (Fonte: http://www.leggo.it/)

giovedì 22 marzo 2012

TFA: le università per A29 A30

Dopo anni di promesse, finalmente il MIUR ha ufficializzato i posti disponibili per l'abilitazione al TFA presso gli Atenei italiani.
Con il Decreto n. 32 del 14 marzo il MIUR si informa infatti che i posti a disposizione saranno 4.275 nella scuola secondaria di I grado e 15.792 in quella di II grado. Il decreto è in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Di seguito le Università e i posti disponibili per la cattedra di EDUCAZIONE FISICA sia nella scuola di I° grado (A30) che di II° grado (A29).

Scuola I° grado, classe di concorso A30 
  
REGIONE
ATENEO
POSTI A DISPOSIZIONE
CAMPANIA
"Parthenope" di Napoli
15
LAZIO
Foro Italico
15
LOMBARDIA
Milano
15
MARCHE
"Carlo Bò" di Urbino
15
SICILIA
Messina
15
POSTI A DISPOSIZIONE TOTALI
75
 
 
Scuola II° grado, classe di concorso A29 




REGIONE
ATENEO
POSTI A DISPOSIZIONE
ABBRUZZO
Chieti Pescara
L'Aquila
20
10
CALABRIA
Catanzaro
30
CAMPANIA
"Parthenope" di Napoli
30
EMILIA ROMAGNA
Ferrara
15
FRIULI VENEZIA GIULIA
Udine
10
LAZIO
Cassino
Foro Italico (Roma)
Tor Vergata
20
30
20
LOMBARDIA
Bergamo
Milano
Cattolica del Sacro Cuore(MI)
Pavia
10
20
10
10
MARCHE
"Carlo Bò" Urbino
30
MOLISE
Molise
15
PIEMONTE
Torino
10
PUGLIA
Foggia
25
SICILIA
Messina
Palermo
20
20
TOSCANA
Firenze
25
UMBRIA
Perugia
15
VENETO
Verona
15
POSTI A DISPOSIZIONE TOTALI
410

Quindi per i Laureati in Scienze Motorie i posti messi a disposizione dal Ministero sono 485. Calcolando che i disoccupati laureati in questa disciplina sono migliaia, sarà molto arduo accedere. 
Incrociamo le dita e in bocca al lupo a tutti.



                                                                                                                       (Fonti: Varie)

martedì 20 marzo 2012

L'orgasmo mentre si fa sport? Possono solo le donne

Fino a ieri era un argomento di discussione 'privata' tra amiche o al massimo di qualche articolo sui blog o riviste di fitness: provare piacere sessuale semplicemente facendo sport, per esempio pedalando alla cyclette o correndo sul tapis roulant, senza pensare in alcun modo a incontri o situazioni 'piccantì. Ora, per la prima volta, l'orgasmo 'da palestrà - un'esclusiva femminile, considerando che a riferirlo sono solo donne - è diventato un tema d'indagine scientifica, grazie a una ricerca americana pubblicata sul 'Sexual and Relationship Therapy'. Gli anglosassoni lo hanno battezzato 'coregasm' dal termine 'corè, così come viene chiamato nel complesso l'insieme dei muscoli dell'addome. Il piacere da fitness, infatti, sarebbe fondamentalmente una questione di addominali. Allenarli, nella donna, può avere come 'effetto collateralè a sorpresa addirittura un vero e proprio orgasmo. A indagare sul fenomeno sono stati Debby Herbenick, co-direttore del Center for Sexual Health Promotion dell'Indiana University School of Health, Physical Education and Recreation, nonchè autrice di libri e curatrice di rubriche, insieme a J. Dennis Fortenberry, docente affiliato allo stesso istituto dell'ateneo Usa. I risultati pubblicati sono basati su un'indagine online su 124 donne che hanno riferito esperienze di orgasmo indotto dall'esercizio fisico (Eio), e altre 246 che hanno sperimentato piacere sessuale indotto da esercizio fisico (Eisp). Giovani e meno giovani (dai 18 ai 63 anni), la maggior parte sposate o legate a un partner, eterosessuali nel 70% circa dei casi. Lo studio non si prefiggeva intenti epidemiologici. L'obiettivo, cioè, non era capire quante donne conoscono l'orgasmo 'da palestrà non per sentito dire, ma per averlo provato direttamente. Tuttavia un'indicazione in merito è arrivata comunque: «Il fenomeno non dev'essere poi così raro - osservano gli autori - se per 'reclutarè le 370 donne del campione ci sono volute appena 5 settimane».
Ed ecco i risultati dell'indagine statunitense. Circa il 40% delle donne che hanno provato orgasmo (Eio) o piacere sessuale (Eisp) indotti dall'esercizio fisico dice di avere fatto questa esperienza in più di 10 occasioni. Il 20% delle sportive che allenandosi sono arrivate all'orgasmo spiega di non essere riuscita a controllarsi, benchè fosse in pubblico. E la maggior parte assicura che in quel momento non stava fantasticando su nulla che avesse a che fare col sesso. Ma quali sono gli esercizi 'giustì in cui cimentarsi, per cercare di imbattersi nel singolare fenomeno? Più della metà (51,4%) delle donne del gruppo Eio (orgasmo vero e proprio) ha associato l'esperienza con un allenamento agli addominali eseguito negli ultimi 90 giorni. Ma ad altre è capitato mentre facevano sollevamento pesi (26,5%), oppure yoga (20%), bicicletta (15,8%), corsa (13,2%), persino passeggiate o escursioni (9,6%). In particolare, nelle risposte libere, fra gli esercizi più 'stimolantì in molte hanno citato la cosiddetta 'sedia del capitanò: un tipo di esercizio agli addominali che consiste nel contrarre i muscoli della pancia in modo da sorreggersi solo sulle braccia, tenendo le gambe piegate ad angolo come su una sedia, ma sospese nel vuoto. Inquadrato scientificamente il fenomeno, resta ora da chiarire il meccanismo che scatena l'orgasmo da palestra, precisa Herbenick. Un altro punto da approfondire, secondo la specialista, è il legame generale fra attività fisica e benessere sessuale femminile. Come dire che, anche senza arrivare 'all'acmè, fare sport potrebbe comunque migliorare le performance della donna tra le lenzuola.

                                                                                     (Fonti: www.leggo.it)

venerdì 16 marzo 2012

Lombalgia cronica, parte il progetto di “attività fisica adattata

Lombalgia cronica, parte il progetto di "attività fisica adattata"L'attività si svolge presso alcune palestre che hanno aderito al codice etico promosso dalla Regione e i corsi sono condotti da laureati in scienze motorie.

Lombalgia cronica, parte il progetto di "attività fisica adattata"

Esistono molte evidenze sull'efficacia dell'esercizio fisico nella prevenzione e trattamento di numerose malattie (cardiovascolari, osteoarticolari, diabete…). Per questo motivo, la Regione Emilia-Romagna ha promosso in alcune Ausl, tra le quali Cesena, la sperimentazione di un protocollo per la prescrizione di Attività Fisica Adattata (AFA) da parte dei Medici di Medicina Generale.

Dal mese di marzo, viene offerta la possibilità ad un centinaio di cittadini che soffrono di lombalgia cronica di partecipare ad un ciclo di sedute di attività fisica adattate a questo tipo di problematica. L'attività si svolge presso alcune palestre che hanno aderito al codice etico promosso dalla Regione e i corsi sono condotti da laureati in scienze motorie specificatamente addestrati e supervisionati dai fisioterapisti dell'Azienda USL di Cesena. Il progetto è svolto in collaborazione con la UISP di Cesena-Forlì, che ha messo a disposizione il personale e organizzato i corsi nelle palestre.

Il programma in questa fase sperimentale dura sei mesi e prevede due appuntamenti settimanali di pratica. Il risultato atteso è di far sperimentare ai partecipanti l'efficacia della pratica di una attività fisica adattata come "farmaco" per gestire i loro problemi osteoarticolari. Per aderire basta rivolgersi al proprio Medico di Famiglia che ha ricevuto il protocollo contenente i criteri di selezione dei pazienti da avviare al programma e il modulo da compilare per la prescrizione. Il cittadino ritenuto dal proprio Medico di Medicina Generale idoneo a partecipare contatterà il coordinatore dei fisioterapisti dell'Ospedale M. Bufalini di Cesena, che effettuerà una serie di valutazioni e lo invierà presso la palestra più vicina al luogo di residenza.


La quota mensile per ogni cittadino aderente al programma è pari a 28 euro così ripartiti: 13 euro saranno finanziati dall'Ausl e 15 euro saranno a carico dell'utente. L'Ausl inoltre pagherà anche la tessera UISP (10 euro) di iscrizione una tantum per la copertura assicurativi degli infortuni. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi al proprio Medico di Medicina Generale o telefonare alla fisioterapista coordinatrice dell'Unità Operativa Medicina Riabilitativa dell'Ausl di Cesena dr.ssa Elisa Gatti al numero 0547 352782.



Potrebbe interessarti: http://www.cesenatoday.it/cronaca/lombalgia-cronica-parte-il-progetto-di-attivita-fisica-adattata.html
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                                                                                  Fonte: www.cesenatoday.it




giovedì 15 marzo 2012

L'attività fisica fa male, molto male. Se fatta male

Ci sono delle cose che rientrano nelle buone abitudini e nei corretti stili di vita: l'attività fisica e la corretta alimentazione.Nella nostra vita frenetica ma pigra, organizzata ma senza tempo, dinamica ma seduta ci sono dei "buoni consigli" che in tanti, dai medici agli amici del bar, ci vengono detti: fai dell'attività fisica, che ti fa bene.

Ma l'attività fisica fa bene? Dipende. Siamo diventati in sovrappeso, ci sentiamo stanchi e più dormiamo più vorremmo stare a letto, facciamo quattro passi e cerchiamo una sedia? Bene. Siamo messi male.
In primavera ed in estate ci sono le situazioni ideali per far rivivere la voglia del movimento: il clima, le giornate lunghe, ed anche la prova costume incombente.
Ed allora, ecco le idee che arrivano gioiose: corsa al parco, sala pesi in palestra, nuotate con pinne e palette.
Risultato immaginato, tutto subito.
Risultato reale, niente di niente. E qualche trauma.

L'attività fisica, fatta male, fa male. Immaginate che il nostro fisico ha perso, negli anni di inattività, chili di massa magra (muscoli) ed ha aggiunto chili di massa grassa oltre a perdere tutti gli "adattamenti" fisiologici adatti al movimento: condizionamenti cardiorespiratori, bioenergetica, mobilità e tanto altro.
Ora, riuscireste davvero a far funzionare una macchina sgangherata - noi, oggi - con i ritmi e le prestazioni di una 4x4?
Succederà esattamente quello che immaginate. Dopo qualche giorno, è da buttare.
Ma come possiamo allora ritornare in forma se non possiamo far nulla? Qualcosa possiamo, e dobbiamo fare.



Mettersi un obiettivo, e sapere cosa fare. Il volere tutto e subito è contro la nostra natura. La testa lo vorrebbe, il corpo no.
Come suggerimento evitate assolutamente di fare i programmi fai-da-te o di affidarvi a qualche provetto personal senza provata e documentata esperienza.
Per ritornare in forma dovete agire all'interno del vostro corpo, non all'esterno.
E per agire all'interno bisogna conoscere la fisiologia e strutturare un programma di allenamento che vi possa far tornare in assoluta forma.
Mantenendo la salute, migliorando la salute.

Partire da oggi in pochi passi. Se davvero volete raggiungere questo risultato sappiate che si può.
Ma per prima cosa è necessaria una visita medica da parte di un Medico dello sport, soprattutto se avete superato i 35 anni. Si chiama visita "agonistica" ma non è solo per atleti. Quello che dovrete fare cambierà il fisico e per farlo bisogna sapere da dove partite, e fin dove potete spingervi.
Per seconda cosa è bene affidarvi ad un esperto dell'attività fisica, un Dottore in Scienze Motorie, che conosce la metodologia dell'allenamento per portarvi ad una condizione migliorata, nel rispetto della salute.
Se poi volete ancora di più potete consultare un Specialista in Scienze dello Sport o Preventiva Adattata e, per verificare l'alimentazione, uno Specialista in Scienze della Nutrizione.
Ma tutto questo, quanto costa? Questa è notizia che davvero vi stupirà. Avere il meglio per voi stessi costa quanto, o poco più, di quanto spendereste affidandovi a persone non esperte.
La vostra salute è la cosa più importante che avete. Ma basta un bilanciere troppo pesante o un tapis roulant troppo veloce per incorrere in traumi ricorrenti: tendiniti, stiramenti muscolari, slogature ed altro. Basta un movimento errato per infrangere tutti i vostri sogni di vita attiva e ritrovarvi in un lettino di un Fisioterapista con una, necessaria ma lunghissima , terapia di recupero.
Come sempre, mi auguro che vi mettiate in movimento senza paure e senza errori e, se avete dubbi, commentate e vi daremo un supporto.

(Fonti: di Gian Mario Migliaccio lifestyle.tiscali.it/bellezza/rubriche/Migliaccio/2713/articoli/L-attivit-fisica-fa-male-molto-male-Se-fatta-male.html)

mercoledì 14 marzo 2012

Mal di schiena: colpa di un gene!

E' il mal di schiena il “tallone d’Achille” per 15 milioni di italiani, prima causa anche di assenza dal lavoro. Ma si tratta di un problema che è stato scoperto essere ereditario. Infatti è stata scoperta una molecola che ha un ruolo chiave nel classico "colpo della strega", la lombalgia e anche in altri dolori acuti (come la cervicalgia) tutti dovuti al fisiologico invecchiamento della colonna vertebrale.
Per identificare i “mattoni” di Dna legati alla degenerazione del disco, considerata la principale responsabile della lombalgia cronica, la Commissione europea aveva promosso e finanziato il progetto “Genodisc”, un maxi-studio alla quale ha partecipato anche l’Italia con l’Irccs ortopedico Galeazzi di Milano, insieme ad altri 9 centri di ricerca europei, coordinati dall’università di Oxford nel Regno Unito.
L'obiettivo di Genodisc è stato far luce su tutte le possibili cause -genetiche, ambientali, fisiche e meccaniche, che possono produrre la degenerazione del disco intervertebrale, provocando mal di schiena o altre malattie. 
E cosi dopo anni di studio i ricercatori dell'Universita' Cattolica-Policlinico universitario "Agostino Gemelli" di Roma hanno scovato una molecola, "NF-kB", responsabile della degenerazione dei dischi intervertebrali, che inizia gia' a 30 anni, soprattutto se si adotta uno stile di vita sedentario.
E' emerso che quando NF-kB diventa iperattiva all'interno delle cellule dei dischi intervertebrali, innesca una serie di reazioni deleterie che finiscono per alterare la struttura fisiologica della colonna.

 I ricercatori hanno visto che "spegnendo" NF-kB con un "farmaco sperimentale", e' possibile rallentare la degenerazione dei dischi intervertebrali.
Il risultato e' merito del professore aggregato Enrico Pola, e del dottor Luigi Aurelio Nasto, specializzando in Ortopedia e Traumatologia presso il Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia dell'Universita' Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, diretto dal professor Carlo Fabbriciani.
Lo studio e' stato realizzato in collaborazione con il gruppo di ricerca dell'Universita' di Pittsburgh diretto dal professor Paul Robbins e dal professor James Kang. I risultati del lavoro saranno presentati e premiati con l'ISSLS Award il 31 maggio ad Amsterdam presso l'Auditorium dell'Amsterdam Rai Congress and Exhibition Venue.
Con l'età, ma anche nei giovani adulti magari in sovrappeso e sedentari, i dischi intervertebrali (i cuscinetti che dividono e ammortizzano le vertebre) degenerano determinando un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale. La degenerazione dei dischi intervertebrali e' responsabile di sindromi dolorose come lombalgie o cervicalgie croniche che colpiscono una grande fetta della popolazione adulta.
Basti pensare che lombalgie, cervicalgie e altre sindromi dolorose della colonna sono causa frequente di consulto medico-specialistico. Si stima che l'80% della popolazione abbia sofferto di lombalgia o di cervicalgia almeno una volta nella vita. Il 32% della popolazione italiana (circa 19 milioni) ne e' affetto almeno una volta l'anno, e l'8,2% (circa 5 milioni) cronicamente.

Lombalgie e cervicalgie sono patologie annoverate tra le principali cause di perdita di ore lavorative nella nostra popolazione adulta attiva.
Ebbene, gli esperti hanno scoperto i meccanismi che innescano questi processi degenerativi della colonna.
Lo studio e' stato condotto su particolari topi di laboratorio geneticamente programmati per invecchiare rapidamente.  Questi topi  mimano perfettamente il processo di degenerazione della colonna vertebrale e dei dischi intervertebrali, che si verificano nei pazienti anziani e permettono quindi di sperimentare nuove terapie in modo piu' semplice ed efficace.
NF-kB e' un fattore di trascrizione, la sua funzione dunque e' indurre l'attivazione di geni bersaglio specifici. Insomma NF-kB funziona un po' come un direttore d'orchestra che decide quali geni accendere in un determinato momento, quali spegnere. I ricercatori hanno dimostrato che nei dischi intervertebrali NF-kB attiva molti geni legati all'infiammazione e spegne geni protettivi anti-infiammatori. Inoltre hanno osservato che NF-kB e' iperattivo nei dischi di topi anziani, cosa che gia' in precedenza e' stata osservata nella colonna vertebrale di persone anziane. Il risultato finale che con l'invecchiamento NF-kB favorisce l'innesco di deleteri processi infiammatori a danno dei meccanismi anti-infiammatori. "Abbiamo dimostrato con il nostro studio che inibendo NF-kB e' possibile bloccare l'effetto negativo di questa molecola sulla degenerazione dei dischi intervertebrali - spiega il dottor Nasto -. Farmaci che spengano o disattivino anche solo parzialmente questa molecola potrebbero essere utilizzati per prevenire la degenerazione dei dischi intervertebrali nei nostri pazienti". Esistono gia' molti farmaci che interagiscono in qualche modo con NF-kB, spiega il professor Pola, sebbene nessun farmaco specifico pro- o anti-NF-kB sia ancora stato reso disponibile per l'applicazione clinica. "Nel nostro studio abbiamo sviluppato un farmaco specifico, chiamato peptide NBD, che e' capace di inibire specificamente l'attivazione di NF-kB - afferma il ricercatore -. Questo stesso peptide e' stato gia' utilizzato con successo da un altro gruppo di ricerca Usa a Pittsburgh per rallentare lo sviluppo della distrofia muscolare in un modello animale (NF-kB e' coinvolto anche in questa malattia). Dal prossimo anno questo peptide verra' utilizzato in un primo trial clinico su pazienti affetti da distrofia". Stando alla ricerca di Nasto e Pola, dunque, il peptide NBD potrebbe anche essere usato per contrastare l'invecchiamento fisiologico della colonna vertebrale. "Ovviamente le ricadute di questo studio - conclude Pola - sono correlate alla possibilita' di sviluppare altri farmaci inibitori selettivi di NF-kB (per via sistemica e/o locale) che permettano di rallentare la degenerazione dei dischi intervertebrali", ma anche altre patologie che siano collegate all'iperattivazione di NF-kB.

                                                                                                  (Fonti: Varie)

sabato 10 marzo 2012

UNULUNU: new brand made in ITALY

Oggi voglio parlare di un nuovo brand che sta prendendo piede in Italia, cominciando a commercializzare delle T-shirt.
Certo sul mercato possiamo trovare una miriade di marchi che caratterizzano i nostri mercati, ma spesso questi marchi sono stranieri, o comunque anche se esibiscono il tanto agognato "made in Italy" di Italy hanno solo il nome, poi vengo per lo più fatti in China o Corea.
Da oggi invece possiamo trovare anche questo nuovo marchio: UNULUNU, nato dalla passione di un ragazzo pugliese emigrato a Bologna per realizzare il suo sogno di calciatore.
Marco Lacci, classe '85, calciatore di punta nella squadra del Progresso Calcio, (Castelmaggiore) che milita nel campionato di promozione, nasce a Foggia ma ancora adolescente si trasferisce a Bologna. Qui si mantiene svolgendo vari lavori, finchè la sua vita non si intreccia con una ragazza siciliana. Proprio in Sicilia nasce l'idea del marchio UNULUNU, termine che in dialetto sta a significare "uno ciascuno", e che racchiude il sentimento di condivisione tipico del sud Italia.
Il nuovo marchio, già molto diffuso in Emilia Romagna, si sta espandendo a macchia d'olio in tutta Italia, e presto raggiungerà anche i mercati esteri. 

Il punto forte di UNULUNU è soprattutto la qualità, credo su cui si basa tutta l'attività dell'azienda. Prodotti interamente Made in Italy, in puro cotone e  con stampe realizzate con colori anallergici e con tecniche nuove che resistono all'usura del tempo e dei lavaggi.
Sul sito UNULUNU.com oltre a poter visionare l'intera collezione primavera/estate 2012, è possibile aquistare i prodotti, visionare gli eventi e le promozioni che periodicamente l'azienda offre ai suoi clienti.
Inoltre UNULUNU è fiera di avere tra i suoi testimonial personaggi di un certo spessore, come Serena Abrami, Fabio Gelo, e calciatori del Bologna Calcio.
Chi ha provato i suoi prodotti è rimasto soddisfatto soprattutto per il rapporto qualità/prezzo. 
Provate anche voi i nuovi prodotti di questo marchio, e anche voi potrete dire: UNULUNUNIZZIAMOCI!

venerdì 9 marzo 2012

La coca cola provoca il cancro: cambiata la ricetta.

La California ha dichiarato cancerogeno un elemento del colorante. Ma la stessa FDA smentisce: «Esagerazioni, ci vogliono mille lattine per causare danni alla salute»

La Coca-Cola cambia colore, non il colore dell'etichetta, ma proprio il colore del liquido della bevanda più famosa del mondo, per evitare l'obbligo di segnalare elementi giudicati cancerogeni nei suoi coloranti. Lo stato della California ha infatti aggiunto l'anno scorso il composto 4-methylimidazole, composto del caramello il colorante usato proprio per dare il tipico colore scuro alle bevande, presente nella ricetta segreta della bevanda, alla lista delle sostanze che rischiano di provocare il cancro. Coca-Cola ha cosi rinunciato all'uso della sostanza, il che ha modificato leggermente il colore della bevanda.

La decisione di eliminare la sostanza da parte della società, è avvenuto in seguito alle pressioni dell'associazione che tutela i consumatori Center for Science in the Public Interest, che ha avviato una petizione rivolta alla Food and Drug Administration per vietare alcuni coloranti presenti nelle lattine di Coca-Cola. 
Ovviamente le repliche da parte della corporation non sono mancate, il responsabile della Coca Cola ha replicato cosi: «È importante sapere che una persona dovrebbe bere oltre mille lattine al giorno per raggiungere il livello cancerogeno segnalato nelle ricerche», avendo dalla sua parte l'American Beverage Association, che ha confermato: «Sono accuse scandalose, la scienza non dimostra che il composto 4-methylimidazole sia dannoso per la salute».
Eppure i responsabili di Coca Cola hanno deciso di ridurre la dose del colorante in California, per evitare di dover scrivere sulle lattine che esiste un rapporto di 4-metilimidazolo con il cancro. «Abbiamo chiesto ai nostri fornitori di coloranti di ridurre i livelli di 4-metilimidazolo per evitare di dover tenere conto di questo obbligo che non ha alcun fondamento scientifico», ha detto un portavoce di Coca-Cola.

Per adesso ol cambio di ricetta avverrà solo in California, nessuno esclude che la cosa potrebbe espandersi prima negli USA e poi in tutte le fabbriche del mondo la nuova formula, anche se un altro portavoce della Coca-Cola ricorda che «Fuori dalla California, nessuna agenzia ritiene che il 4-metilimidazolo sia cancerogeno per l'uomo».
Stessa sorte avrà anche la Pepsi Cola, che usa lo stesso colorante incriminato. 
Chissà forse tra qualche anno berremo una bevanda che sarà lontana dai nostri ricordi d'infanzia. Speriamo solo che il cambio d'ingrediente non modifichi il gusto della famosissima bevanda dell'allegria.


                                                                                                      (Fonti: varie)

 

mercoledì 7 marzo 2012

Ecco alcuni consigli utili per dimagrire e disintossicarsi

Non trascurate mai la colazione: il pasto più importante della giornata. Mangiare bene e a sazietà al mattino, vi consentirà di mangiare meno a pranzo e a cena. Non dovete abbuffarvi, ma assumere la giusta quantità di cibo, raccomandata dai nutrizionisti. Qualche biscotto secco o un po’ di pane integrale con due-tre cucchiaini di marmellata, una tazza di tè, di latte parzialmente scremato o una spremuta d’arancia/pompelmo. I pasti ipercalorici sono come gioielli preziosi, da tirar fuori solo per le grandi occasioni! Invece di ingurgitare dolci o altri cibi grassi tutti i giorni, in qualsiasi momento della giornata, abituatevi mangiarli solo una o due volte al mese. Avranno un sapore diverso e la vostra forma fisica non ne risentirà.Una volta alla settimana, concedetevi una pietanza saporita ma ipocalorica (povera di calorie). Qualche esempio? Un bel piatto di crostacei o un po’ di salmone affumicato (solo 60 calorie ogni 50 grammi).Limitate i condimenti in eccesso, il consumo di alcol e sale. State alla larga da bevande industriali gassate e iperzuccherate. L’ideale sarebbe bere solo ed esclusivamente acqua tutto il giorno. Solo a colazione potete concedervi altro. Portate sempre con voi un piccolo diario alimentare  sul quale annotare tutto ciò che mangiate durante la giornata. Diverse ricerche scientifiche hanno compravato l’efficacia di questo metodo, che consente di tenere sempre sotto controllo quanto e come si mangia, riducendo fino al 15% l’assunzione di cibo superfluo.Camminate, camminate e ancora camminate! Dovreste fare almeno 4000 passi ogni giorno. Per contarli basta acquistare (spendendo pochi euro) un pratico contapassi da applicare alla cintura.Evitate di mangiare tanto solo a pranzo o solo a cena. Cercate, invece, di distribuire il cibo nell’arco di tutta la giornata. Procedendo in questo modo, l’organismo rilascerà meno insulina e i livelli di zucchero nel sangue rimarranno costanti. La fame si farà sentire molto meno. Camminare fa bene, ma non basta. Cercate di fare anche un po’ di attività fisica tutti i giorni. Vi piace nuotare, pedalare, correre, giocare a calcio o a basket? Approfittane: dimagrirete divertendovi! Condividete la vostra esperienza di dimagrimento con un amico, un parente o (perchè no?) con il vostro partner! Uno studio della University of Vermont ha dimostrato che perdere peso è molto più facile quando si trova un “compagno di dieta, con il quale sostenersi vicendevolmente.

                                                                                            (Fonte:pour femme)