Dovrebbero migliorare la qualità dell’acqua che beviamo, e invece sembra che le caraffe filtranti non siano affatto salutari. Continuano gli scossoni del nuovo governo Monti: dopo Clini che apre agli Ogm e Passera che rimette in discussione gli incentivi al fotovoltaico, è il momento del Ministro della Salute, Renato Balduzzi, che in una durissima relazione tecnica, previa al decreto di modifica della legge 443 del 1990, ha tuonato contro le “apparecchiature per il trattamento dell'acqua destinata al consumo”.
Sul banco degli imputati, quindi, salgono le caraffe filtranti, ritenute a dir poco pericolose, ma anche gli impianti casalinghi di depurazione del lavello, usati nelle case private quanto nei ristoranti.
Il motivo dell'accusa è semplice: secondo il Ministero, questi strumenti sarebbero inadeguati per la salvaguardia della salute, e non solo; sarebbero addirittura in grado di eliminare (invece che aumentare!) le caratteristiche di potabilità dell'acqua.
Secondo le analisi effettuate su 10 modelli di caraffe filtranti presenti sul mercato italiano, il filtraggio determina la sostituzione di calcio e magnesio, elementi utili alla salute dell’organismo, con sodio e potassio, che invece possono rivelarsi pericolosi per soggetti cardiopatici, diabetici e ipertesi.
Secondo i periti, inoltre, una delle ragioni che spinge gli utenti ad acquistare una caraffa filtrante, ovvero la possibilità di ridurre il calcare presente nell’acqua, si fonda su un equivoco causato dalla scarsa informazione da parte dei produttori. Non sempre, infatti, questa operazione è utile, ma solo su uno dei modelli analizzati è indicato che non va filtrata l’acqua con una durezza inferiore ai 19 gradi francesi. In sette caraffe su dieci, inoltre, sono state trovati ioni di ammonio, assenti nell’acqua di rubinetto pre-filtraggio.
Un problema concreto, dunque, se si pensa che negli ultimi anni sono state vendute milioni e milioni tra caraffe filtranti e filtri domestici, in Italia come in tutta Europa. È fondamentale che ciascuna azienda, entro sei mesi (questo l'ultimatum del Ministero) si doti dei requisiti di sicurezza dei materiali e che provveda a fornire, insieme al prodotto acquistato, anche delle adeguate istruzioni d'uso; solo così potremo fare delle scelte di consumo veramente consapevoli.
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