giovedì 5 aprile 2012

Parkour: un salto nella città

Il parkour, abbreviato in PK, è una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘80. Consiste nel superare qualsiasi genere di ostacolo, all'interno di un percorso, adattando il proprio corpo all'ambiente circostante.
I primi termini utilizzati per descrivere questa forma di allenamento furono "arte dello spostamento" (art du déplacement) e "percorso" (parcours).
Il termine parkour, coniato da David Belle e Hubert Koundé nel 1998, deriva invece da parcours du combattant (percorso del combattente), ovvero il percorso di guerra utilizzato nell'addestramento militare I praticanti di parkour sono chiamati tracciatori (traceurs), o tracciatrici (traceuses) al femminile.
Il parkour trae ispirazione dal metodo naturale di Georges Hébert, ufficiale di marina francese, che nei primi anni del novecento sviluppò un particolare metodo di allenamento per l'addestramento delle truppe, definito Hébertismo, il cui motto è «Essere forti per essere utili».
Il principio alla base del metodo hérbertiano è che il miglior modo per allenare un uomo è farlo esercitare nei movimenti naturali che sa fare, in situazioni che la natura gli presenta e gli richiede.
Il passaggio da tale pratica di allenamento al parkour è dovuta a David Belle, figlio di un pompiere addestrato proprio con il metodo di Hebert, che fin da giovane sperimenta percorsi e tracciati. Da adulto egli intraprende una carriera militare, che lo porta a vincere numerosi trofei nei "percorsi del combattente" e a maturare esperienze che si rifletteranno poi nella nascita del movimento. Alla carriera militare segue il mestiere di pompiere, che David è costretto ad abbandonare per via di un infortunio al polso. Ancora innamorato del movimento, in quel periodo Belle unisce le sue esperienze personali agli insegnamenti dell'hérbertismo in una vera filosofia e fonda così il Parkour, che risulterà più funzionale degli stessi addestramenti militari precedenti. David non è il solo fondatore della disciplina, in cui venne affiancato da varie personalità tra cui il gruppo degli Yamakasi, fondatori dell'Art du deplacement e Sebastien Foucan, ambasciatore del FreeRunning.
La diffusione del parkour avvenne in primo luogo tramite passaparola, ricevendo in seguito l'attenzione di internet: da diversi anni, infatti, il principale mezzo di diffusione del Parkour è stata la rete, grazie ai numerosi video caricati su YouTube e siti affini, che contribuiscono all'ulteriore diffusione e conoscenza di questa pratica. Proprio alcuni di questi video, però, tendono a diffondere una immagine fuorviante del parkour, poiché contengono spezzoni di allenamento e movimenti superflui che tendono a scontrarsi con l'idea di percorso continuo teorizzata da Belle. Attualmente il parkour vive una svolta commerciale: le sue tecniche sono utilizzate e rielaborate in diversi film, pubblicità, e video musicali. Lo stesso David Belle è stato consacrato come attore nel film Banlieue 13 prodotto da Luc Besson

Il parkour arriva in Italia attorno al 2005, sviluppandosi molto grazie al web. Siti minori di rilevanza locale fondati dai praticanti iniziano a creare i primi incontri tra tracciatori.
Il parkour non è soltanto uno sport, è anche un'applicazione sociale. I valori del parkour sono importanti per insegnare ai giovani il rispetto per se stessi e la conoscenza dei propri limiti per poter affrontare i piccoli grandi ostacoli che la vita pone davanti al cammino proprio di ogni essere umano.
In sintonia con il Metodo Naturale di Hebert, l'approccio prevede un allenamento lento, progressivo e graduale per migliorare tutte le caratteristiche atletiche dell'individuo. Molti novizi cercano di accelerare i tempi (uso di attrezzatura, materassi, palestra, ricerca disperata di istruttori) e di imparare più rapidamente possibile, ma questo è parzialmente contrario all'ideologia di base del parkour. Difatti l'ambiente circostante (naturale o urbano) è in grado di insegnare tutto quello di cui si ha bisogno per muoversi in esso e per rispettare il proprio corpo: il tracciatore virtuoso persegue un "ascolto" dei segnali del proprio corpo finalizzato ad un suo miglioramento lento ma molto più efficace. Il raggiungimento di questa coscienza di sé, del sapere interpretare le proprie "sensazioni" e dei propri limiti richiede tempo, visto che si basa sull'esperienza diretta. La formazione del necessario bagaglio di conoscenza richiede di vivere in prima persona numerose e diverse esperienze, spesso spiacevoli se affrontate con frustrazione (insicurezza, paura, senso di incapacità, lentezza nel progresso). L'allenamento si divide in due fasi: il potenziamento fisico e la pratica sui percorsi (o tracciati). La prima non è strettamente connessa al parkour, e può far uso di qualsiasi movimento che aiuti a migliorare il controllo del corpo e aumentare i propri parametri di forza, velocità, equilibrio ecc. La seconda invece prevede la scelta di un punto di partenza e uno di arrivo, e l'analisi critica di tutti gli ostacoli tra i due. Il tracciatore esperto è in grado di trovare le combinazioni giuste di tecniche e movimenti per percorrere il tracciato nel modo più fluido possibile. Molti traceur hanno dei tracciati prediletti che continuano a perfezionare negli anni.
Il parkour è proposto sia come disciplina che come uno stile di vita, un modo di pensare: dopo l'inizio della pratica di questo sport, si inizia a analizzare tutto in un altro modo. Qualsiasi appiglio o ostacolo viene osservato come un punto di appoggio da superare in maniera fluida ed efficiente. Questo insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi mai davanti ad un problema ma al contrario sfruttarlo per proseguire in modo ancora migliore la marcia verso il proprio obiettivo finale.
                                                                                                                    (Fonte: wikipedia)
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