lunedì 20 maggio 2013

Lo sport nella scuola: la proposta di Josefa

''Sono tante le cose che vorrei fare, ma ci sono delle priorita': quella fondamentale e' che i nostri figli abbiano diritto di fare attivita' motoria, non dev'essere una fortuna o un lusso. Dobbiamo garantire ai bambini una vera cultura sportiva e per farlo dobbiamo partire dalle scuole. Su questo sono convinta che il Coni sara' al mio fianco e che anche con la ministra Carrozza (Istruzione, ndr) lavoreremo insieme''. Quest ha detto il ministro dello Sport Josefa Idem al Consiglio nazionale del Coni il 15 Maggio di quest'anno. 
Oggi su  "La Repubblica" è uscito un articolo di cui riporterò un riassunto. Per l'articolo completo potete cliccare sul link.

Tre ore alla settimana, 108 in un anno. Una conoscenza progressiva e obbligatoria dello sport, tutto lo sport: da sperimentare, praticare e veder praticato da altri, quelli bravi. Discipline da provare, tutti e tutte: sport di base, nuoto e atletica, obbligatori e naturalmente gratuiti; sport di "adattamento all'ambiente", come orienteering, arrampicata, ciclismo, pattinaggio su ghiaccio o a rotelle; sport intrecciati col territorio e la cultura locale: sci per chi è in montagna, vela per chi è al mare, canoa o kayak per gli altri; sport di "cooperazione e opposizione individuale": discipline di combattimento (lotta o pugilato), di racchette (tennis o tennistavolo o badminton) di squadra (calcio, pallavolo, basket e pallamano); sport "artistici ed estetici": danza e ginnastica. Si fa tutto a scuola, durante le 108 ore e in quelle facoltative al pomeriggio, perché ogni scuola deve (non: può. Deve) essere dotata di un'associazione sportiva scolastica che dia accesso alle attività, gratuite o pagando un modesto contibuto. Se a qualcuno l'elenco appena descritto sembra il programma del paese dei balocchi, sappia invece che è il programma dell'educazione sportiva nelle scuole elementari pubbliche in Francia, il nostro grande paese cugino. Scuole elementari, primarie, chiamatele come volete, insomma, i primi anni di vita sociale organizzata dei bambini. Si chiama EPS, un acronimo per Education Physique et Sportive, roba semplice da capire, molto più difficile da fare. Eppure loro la fanno, i
francesi che poi si incazzavano quando Bartali li batteva. Ora ci battono loro a noi, e non si parla solo di
medaglie olimpiche, ma di un bel pezzo di investimento sul futuro.Non è una novità, che la Francia investa così tanto nell'educazione sportiva. Lo è invece, almeno nelle intenzioni, che anche in Italia qualcuno si stia ponendo davvero il problema di come e cosa fare dello sport, dopo decenni di abbandono, un abbandono non finanziario, ma politico, culturale, strategico.
Adesso il ministro dello sport, Iosefa Idem,  dopo aver fatto l'atleta olimpica per tutta la vita  ha voglia di provarci a entrare davvero dentro le scuole con concetti semplici e preziosi: la multidisciplinarietà, le società sportive d'appoggio, la revisione dei programmi, un approccio culturale allo sport non più da dopoguerra, ma da terzo millennio. Roba elementare, appunto, che qualcuno, nelle periferie più illuminate dello sport italiano  ha già capito. Vedremo se basterà l'impegno, e la sintonia con il presidente del Coni, Malagò. Vedremo se un ministro senza portafoglio ma con parecchia energia riuscirà almeno ad accendere un luce. 


Purtroppo sappiamo bene in che condizioni sono le scuole italiane, e soprattutto le strutture sportive delle scuole italiane, credo che potremmo stare tranquilli a sognare ancora per parecchio tempo.


                                                                                                   


                                                                                                       (Fonti: La Repubblica e varie)

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