Oggi voglio parlare di un
bambino, che oggi è un uomo.
Un ragazzo che
tenacemente ha inseguito i suoi sogni e ce l'ha fatta.
Max Di Franco è un
giocatore di pallavolo professionista che oggi racconta la sua storia
in un film di prossima uscita, sul blog è possibile vederne il trailer.
Il film documentario sarà presentato al VII Convegno "SPORT PER TUTTI" Grandi Eventi Sportivi ed Olimpiadi di Londra 2012 il 14 Dicembre 2012 presso la Sala delle Lapidi (Aula Consiliare) - Palazzo delle Aquile - Piazza Pretoria 1 – PALERMO
Max nasce a San Cataldo il 7 febbraio 1978 e vive a
Ravanusa in provincia di Agrigento sino all’età di 8 anni. Per il
resto della sua adolescenza Max vive tra la Germania e Sommatino, un
piccolo paese dell'entroterra siciliano. Proprio la mentalità
stretta del paese induce Max a desiderare una vita migliore.
Max a 13 anni è già alto 1,83 cm e decide di
iscriversi nella squadra locale di pallavolo dalla quale resta molto
deluso: era tesserato solo per fare allenamenti sporadici e la
partita domenicale.
E’il periodo in cui va in onda la pubblicità del
Maxicono, che aveva il grande Andrea Giani come testimonial, atleta
che Max ammirava (Giani stesso sarebbe diventato poi suo compagno di
squadra nel 2005). Stimolato dal fratello più grande, Franco,che gli
diceva sempre "scrivi alla Maxicono", giunge il momento
della svolta: Max prende carta e penna e scrive la celeberrima
letterina di cui si farà per mesi e mesi un gran parlare, e che sarà
pubblicata nelle più importanti testate giornalistiche, sportive e
non. Il testo rispecchia il carattere di Max: semplice, diretto e
concreto.
"Sono un ragazzo di 14 anni, alto 2
metri; volevo chiedervi se è possibile organizzare un provino da
voi, io sono solamente tesserato con la società del mio paese ma
partirei da zero!".
Pensava di non avere altra scelta, essendo fuori da
realtà sportive che contano. La risposta di Parma è negativa a
causa di una campagna acquisti troppo piena;. ma Max non si perde
d’animo e continua imperterrito a perseguire il suo sogno scrivendo
a Treviso, Ravenna e Modena.
Nel giro di una settimana Carlo Carra (responsabile
del settore giovanile della Sisley Treviso di allora), chiama casa Di
Franco.
Max vola a Treviso quì conosce subito il direttore
sportivo Bruno Da Re e Michele De Conti, rispettivamente General
Manager e Segretario Generale. L’incontro successivo è con lo
staff tecnico: l’allenatore Michele Zanini, che diviene sin dal
primo momento suo papà sportivo.
A quindici anni purtroppo Max ha un fisico gracile
(198cm per 78 kg) che non gli permette di reggere ai volumi di
lavoro. Il primo mese a Treviso trascorre tra fatica, tristezza e
pianti.Ma Max con tanta tenacia e caparbietà porta avanti i suoi
massacranti allenamenti quotidiani: forte del fatto che aveva mollato
la scuola per diventare un professionista. I sacrifici saranno ben
presto ripagati divenendo solo dopo 3 mesi titolare in Under 16.
Avere vicino campioni di quel calibro, era per Di
Franco uno stimolo a continuare e a migliorare. Per lui
rappresentavano degli idoli, dei modelli che sino a pochi mesi prima
ammirava dalla tv: non si abituava mai alle indescrivibili emozioni
suscitate dalla loro presenza.
Con 10 kg di muscoli in più, è pronto per iniziare
a presenziare alle prime partite ufficiali di Under 16. Arrivano
anche le prime convocazioni in nazionale pre-juniores: anche in
questa occasione Max si distingue fregiandosi del titolo di Capitano
conferitogli dal coach Angelo Lorenzetti. La meritata fascia di
Capitano gli farà compagnia agli Europei di Barcellona nel 1995 e ai
Mondiali in Portorico: entrambe le esperienza si concluderanno sul
secondo gradino del podio.
In questi anni vince altri due titoli con la Junior
League e una Medaglia d’Argento ai Mondiali Juniores in Bahrein.
Nel 1996 fa il suo esordio con la prima squadra:
partita Treviso-Ravenna. Max è già un piccolo grande campione che,
partendo da zero, a distanza di soli quattro anni dalla famosa
"lettera", è sulla bocca di tutti. Nel 1998 conquista il
primo scudetto di Serie A.
Il 1998 è per Di Franco un anno ricco di emozioni e
di buone prestazioni: disputa da titolare anche la Coppa Cev al posto
di Gravina. La Sisley vince. Quell'anno lascia Treviso alla volta di
Fano: Questa esperienza si conclude male, il Fano retrocede e Di
Franco si infortuna: questo è un anno da archiviare.
Deluso ritorna nella sua Sicilia dove milita per due
anni nell’Iveco Palermo.
Dopo Palermo Max rifà le valigie, destinazione:
Parma. Squadra che dopo tanti anni riprende come sponsor
“Maxicono”:quel nome da cui tutto partì, che per lui era
sinonimo di sogno.
Di Franco firma un contratto biennale, ma dopo il
primo anno la società fallisce. Max si trasferisce a Montichiari. La
società lo riconferma anche per la stagione successiva come
titolare assoluto.
E’ il 2003. Max è al top della forma, all’apice
della carriera e temprato dall’esperienza dell’anno precedente
dove ha rischiato di uscire dal”grande giro”. Sigla il suo anno
migliore, laureandosi come Migliore Muro del Campionato Italiano.
Finita questa stagione da incorniciare, rientra in
Sicilia in aereo: sul volo di linea incontra Julio Velasco,
considerato da Max il più grande allenatore di tutti i tempi.Tanto
che tra le numerose proposte arrivate delle squadre più prestigiose,
opta senza esitare per Modena, la Juventus del volley, allenata
proprio da Velasco ed ha, tra l’altro, l’onore di giocatore con
il miglior palleggiatore del mondo: il brasiliano Riccardinho.
La sua carriera prosegue a Perugia, partecipando
anche alla Champions League e lottando in prima linea per il titolo
italiano… obiettivi che a inizio carriera Max vedeva come chimere.
I successi ottenuti lo hanno ripagato di tutto
quello che aveva dato in termini di sacrifici e rinunce.
Dopo Perugia, arrivano per Max anni bui e difficili:
il morale è basso, milita ora in piccole società, gli arrivano
come stangate le retrocessioni in due stagioni di fila: prima Forlì
e poi Pineto e stenta ad imporsi nel giro del grande volley.
Per la prima volta nella sua carriera bussano alla
porta società di serie A2. La sua scelta cade su Genova.
L'anno successivo Max trasloca per l’undicesima
volta nella sua carriera: si va ad Isernia dopo due anni di
corteggiamento da parte della dirigenza molisana.
Di Franco ha sempre voglia di sognare, ambizioso
quale è,
come ricorda il suo secondo allenatore di quando era
ragazzino Nicola Gagliano: "lo sport è palestra di vita e Max ne è
l’esempio.Ha scelto di essere protagonista della sua vita, non si è
fatto trascinare da pessimismo e pigrizia, ha preso in pugno la
situazione e ha cambiato la sua vita.
Non ha mollato mai, anche nei momenti più difficili
ha saputo rialzarsi e tenere duro: lui è stato ed è ancora il
costruttore del suo destino perché ha semplicemente voluto
realizzare il suo sogno di giocare a pallavolo”.
Fonti: Varie
(Articolo autorizzato a scopo promozionale)