martedì 29 maggio 2012

Falsa sciatalgia: la sindrome del piriforme

Il più grande nemico dei pazienti con la Sindrome del Muscolo Piriforme è la scarsa conoscenza di questa patologia da parte dei medici. Da uno studio di Silver e Leadbetter (1998) risulta che su 65 medici intervistati il 7% ritiene che non esista e il 21% non sa rispondere alla domanda “cos’è?”, o mostra perplessità sull’argomento.
Questo è il motivo per cui spesso questa sindrome non è diagnosticata oppure viene scambiata per lombosciatalgia.
Il muscolo piriforme è un muscolo dell'arto inferiore, piuttosto sottile, inizialmente è appiattito e poi si trasforma in un ventre dalla forma rotondeggiante. È costituito da tre fasci che originano dall’osso sacro a livello S2 - S4, è l'unico muscolo che origina direttamente su quest'osso. È posizionato sia all'interno che all'esterno della pelvi (regione anatomica costituita dalle ossa delle anche, dal sacro e dal coccige). La parte intrapelvica è posizionata contro la parete laterale e ha di fronte il plesso sacrale, i vasi ipogastrici e il retto; la parte extrapelvica decorre fra il margine inferiore del piccolo gluteo posizionato superiormente e i muscoli gemelli e il muscolo otturatore interno che sono invece posizionati inferiormente. Le arterie glutee e il nervo ischiatico possono passare al di sopra o al di sotto del muscolo.
Ha funzione extrarotatoria (ruota in fuori la coscia) con lieve componente di abduzione e di estensione. In fase di appoggio, il piriforme stabilizza il femore e ne impedisce la rotazione all'interno. Può essere soggetto a fenomeni ipertrofici e di irrigidimento, fenomeni che possono scatenare la cosiddetta sindrome del muscolo piriforme (o, più comunemente, sindrome del piriforme).
La sindrome del muscolo piriforme è una patologia che provoca un dolore di tipo sciatalgico (alcuni autori la definiscono anche "falsa sciatalgia").
La differenza tra Sindrome del Piriforme e Lombo-Sciatalgia sta nella zona di partenza del dolore, nel primo caso inizia dalle vertebre sacrali, ma in quella zona è minima, mentre nel secondo il dolore parte a livello lombare con forte dolore, soprattutto nel movimento di estensione sotto carico.Una disfunzione del muscolo piriforme può essere accompagnata da dolore inguinale, addominale e nell'interno coscia. 
Se fra le cause di tale dolore si possono escludere patologie quali un'ernia del disco, una stenosi lombare, una massa neoplastica o un ematoma a livello dei muscoli ischio-crurali è opportuno effettuare indagini a livello del muscolo piriforme; è possibile infatti che una sofferenza del piriforme (che può essere dovuta ai motivi più svariati) sia il responsabile della dolorabilità sciatalgica. Il primo autore a ipotizzare il ruolo del muscolo piriforme quale causa di dolore di tipo sciatalgico fu W. Yoeman, nel 1928 (The relationship of arthritis of the sacro-iliac joint to sciatica), ma non fu lui, contrariamente a quanto viene riportato in più fonti, a parlare di "sindrome del piriforme" bensì D. Robinson, nel 1947 (Piriformis muscle in relation to sciatic pain. Am J Surg 1947;73;355-8). La sintomatologia causata da questa condizione può derivare dalla compressione del nervo sciatico contro l'arcata ossea del grande forame ischiatico o dalla strozzatura dello stesso nervo nel ventre del muscolo.
L'eziologia della sindrome del muscolo piriforme è multifattoriale; dai dati presenti in letteratura sembra che la causa più frequente sia di tipo traumatico; altre cause sono le dismetrie degli arti inferiori, le miositi del piriforme, gli interventi chirurgici per l'anca.
La sintomatologia della sindrome del piriforme è alquanto variegata. Spesso si avverte dolore, talvolta accompagnato da parestesie, al tratto lombare, alla regione dei glutei, nelle zone posteriori della gamba e della coscia e anche alla pianta del piede; altri sintomi che possono comparire sono deficit di tipo motorio, riduzioni della sensibilità in alcune zone degli arti inferiori e gonfiore esteso nella zona che va dal sacro al gran trocantere. La sintomatologia è spesso acutizzata se il soggetto è rimasto a lungo seduto (in particolar modo con il femore intraruotato) oppure se si sono svolte attività sportive o lavorative caratterizzate da notevole intensità (corsa, danza ecc.).
La diagnosi della sindrome del muscolo piriforme viene effettuata, di norma, attraverso un esame di tipo clinico; talvolta può essere necessario ricorrere a indagini supplementari (elettromiografia per valutare la conducibilità nervosa del nervo sciatico, TAC e risonanza magnetica). Fra i test clinici maggiormente usati per la diagnosi della patologia in questione ricordiamo il test di Freiberg e il test di Pace e Nagle.
Nel
test di Freiberg, il paziente è in posizione prona, flette in modo passivo il ginocchio a 90° e porta la gamba all'esterno allo scopo di imprimere una rotazione interna al femore; il test viene ritenuto positivo nel caso lo stiramento del muscolo provochi dolore e un sintomo da compressione del nervo sciatico.
Nel test di Pace e Nagle il paziente, in posizione seduta, compie un'abduzione-extrarotazione isometrica delle anche contro le mani del medico. L'aumento del diametro del muscolo unito alla tensione causata dalla contrazione scatena, in caso di positività, dolori miofasciali e compressivi. Altri tipi di test usati per la diagnosi sono la palpazione della natica, il test di Saudek e il test di Mirkin.
 
Per il test di Mirkin, il paziente sta in piedi, con le ginocchia estese e lentamente si piega verso il pavimento. L'esaminatore preme sui glutei dove il nervo sciatico incrocia il muscolo piriforme, causando dolore che comincia nel punto di contatto e si estende in basso lungo il retro della gamba. Il dolore può anche verificarsi con l'esame pelvico o rettale.   
Il test di Saudek  propone di testare in modo più analitico la tensione del piriforme posizionando il soggetto in decubito controlaterale, con l’anca e il ginocchio da valutare flessi a 90°, e addurre passivamente il femore mentre si stabilizza il bacino.
.Il test più semplice per valutare lo stato del piriforme e degli altri rotatori esterni dell'anca consiste nell'accavallare le gambe come generalmente fanno gli uomini, nei pazienti con questa sindrome è molto difficile se non impossibile.
Il dolore nella parte alta del gluteo può essere dovuto ad una sacroileite, ovvero il processo flogistico a carico dell'articolazione tra osso sacro e osso iliaco, una radiografia può documentare lo stato della giuntura e una risonanza dà un quadro completo dell'area, la spondilite anchilosante può causare questo disturbo.
Esistono diverse modalità di trattamento di questa patologia sia di tipo farmacologico sia di tipo fisico. I trattamenti di tipo farmacologico comprendono l'assunzione orale di farmaci antinfiammatori non steroidei e di farmaci miorilassanti, inoculazione diretta di tossina botulinica di tipo A e iniezioni locali di farmaci anestetici e di corticosteroidi. Le terapie fisiche consigliate sono gli ultrasuoni, i massaggi trasversali profondi e lo stretching, sono inoltre stati effettuati alcuni studi per valutare l'efficacia della tecarterapia nel trattamento della sindrome del piriforme. La ripresa dell'attività sportiva (o lavorativa) deve avvenire in modo graduale. Durante il periodo di trattamento può essere utile, nelle ore di sonno, posizionare un cuscino tra le ginocchia allo scopo di favorire il rilassamento del muscolo. 

                                                                                         (Fonti varie)

giovedì 17 maggio 2012

Dukan radiato dall'ordine dei medici

Il medico nutrizionista più famoso del mondo, colui che si è occupato del fisico "invidiabile" della principessa Kate, l'autore della dieta più seguita al mondo è stato radiato dall'ordine dei medici.
Il dietologo francese è l'«inventore» della dieta di grande successo che negli ultimi tempi è stata seguita da numerose celebrità un regime iper-proteico in realtà molto controverso. 
Ma non si tratta di un provvedimento disciplinare partito dall'associazione. A chiedere la radiazione, il 19 aprile scorso, è stato lo stesso Dukan: una mossa che secondo i responsabili dell'Albo - che lo accusano di violare il codice deontologico, sospinto da avidità di denaro - punterebbe ad evitare i due procedimenti disciplinari nei suoi confronti. Ma le azioni disciplinari - ha già fatto sapere il presidente dell'Ordine di Parigi, Irene Kahn-Bensaude - non saranno comunque sospese perchè precedenti alla radiazione.
L’accusa a Dukan è di aver mancato di prudenza nelle sue affermazioni, di essersi fatto promozione personale e di esercitare la medicina come un mestiere. Il suo libro ‘Je ne sais pas maigrir’ (“Non so perdere peso”), pubblicato nel 2000, ha venduto 4,5 milioni di copie solo in Francia e il suo metodo alimentare, basato sull’abolizione di zuccheri e carboidrati, è ormai diffuso a livello planetario ma fortemente criticato per gli squilibri alimentari che può causare. Dukan ha inoltre proposto un’opzione anti-obesità per il ‘baccalaureato’, che ha suscitato un nuovo vespaio di polemiche. In sostanza propone agli studenti laureandi di guadagnare punteggio se non avessero guadagnato peso negli ultimi due anni. Un’idea per cui il ministero dell’Istruzione lo ha accusato di aver fatto “discriminazione fisica senza saperlo”, e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Medici lo ha accusato di non aver misurato l’impatto su adolescenti fragili, anoressici o in sovrappeso.
Per l’Ordine dei Medici Dukan non ha rispettato “il codice etico, secondo cui un medico deve essere prudente nelle sue affermazioni pubbliche” e ha ipotizzato che il dietologo abbia violato il principio in base al quale “la medicina non deve essere esercitata come un mestiere”. La radiazione però non avrà impatto sulla sua attività professionale: è in pensione dal 2008, svolge una ridotta attività di consulenza e rifiuta nuovi pazienti. Quanto alla sua attività di comunicazione pubblica, potrà comunque dirsi ‘dottore’  in quanto il titolo è dovuto a un diploma di Stato.
Ma il guru della dieta iper-proteica ha già ottenuto più di quanto un medico potesse desiderare: successo, fama, un seguito di personaggi famosi - tra cui Kate Middleton, Penelope Cruz, la modella Giselle Bundchen, Jennifer Lopez - e denaro a non finire. Grande successo anche per il più recente libro: “La dieta Dukan”; la gamma di prodotti da lui ideati sono venduti in tutto il mondo (da poco tempo si trovano anche nei supermercati Carrefour). Il famoso dietologo è stato ospite di varie trasmissioni, tra cui, in Italia, Matrix. Spesso contestato perchè il regime da lui proposto - privo di zuccheri, di carboidrati e ricco di proteine - creerebbe degli scompensi e sovraccaricherebbe i reni, il dottor Dukan ha visto accrescere la sua fama di giorno in giorno grazie ad una campagna mediatica efficace, spesso suffragata dalle dichiarazioni di testimonial famosi, pronti a presentare la nota dieta come il rimedio più efficace per perdere peso senza troppi sacrifici.
 
Michele Carruba, direttore del Centro di studio e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano, concorda con la decisione di radiarlo dall’ordine. ”Dukan usava un approccio con una dieta iperproteica – afferma il professor Carruba – che fa perdere peso perché produce un accumulo di corpi chetonici, e questo provoca nausea e riduce l’appetito. Le persone a questo punto non mangiano perché hanno disgusto del cibo, inoltre i corpi chetonici sono dannosi per i reni e alla lunga possono procurare danni reali”. In più, prosegue l’esperto, una dieta iperproteica può essere efficace nel breve periodo, perché favorisce un rapido calo di peso, ma “un approccio di questo tipo non educa a una dieta corretta” . Normalmente infatti, chi perde peso con una dieta di questo tipo “lo fa per 2-3 settimane, poi si stufa e riacquista il peso perduto. Se si continuasse più a lungo, i rischi sarebbero più marcati, specie quello di avere problemi renali”.
Un altro problema del metodo è la mancata sperimentazione perché “funziona nel breve periodo ma nessuno va a vedere statisticamente com’è la funzionalità dei reni dopo 2-3 settimane. Molti dietologi inventano una dieta e la applicano sui pazienti senza vederne l’efficacia e gli effetti collaterali”. Una fama quindi immeritata? “La dieta ha avuto questa popolarità perché molto pubblicizzata, per imitazione. Ma è una dieta squilibrata, tutte le ricerche dicono che una dieta deve rispettare la proporzione tra macronutrienti, il 60% deve venire da carboidrati, il 30% da grassi e il resto da proteine. Una dieta iperproteica significa facilitare la chetosi, ovvero l’alterazione del metabolismo degli acidi grassi”. La radiazione, conclude Carruba, “mi sembra opportuna: esiste una scienza della nutrizione e chi ha una laurea in medicina ha il dovere di documentarsi. Se qualcuno non lo fa e usa approcci innovativi senza averli sperimentati, mette a rischio la salute dei pazienti”.



                                                                                        (Fonti: varie)

venerdì 4 maggio 2012

Odi la carne? E' colpa del tuo dna

Uno studio ha dimostrato che dietro la repulsione alla carne si nasconderebbe una combinazione di geni, infatti la versione di un gene olfattivo rende l'odore gradevole o no.

La scoperta arriva da una ricerca del Norwegian University of Life Sciences (Norvegia), e del Duke University Medical Center (USA), diretta dalla dottoressa Kathrine Lunde e pubblicata su "PloS One".  Gli scienziati hanno notato che una combinazione particolari di geni determinerebbe l’avversione all’odore della carne cotta, una delle motivazioni principali di coloro che si dirigono verso il vegetarianesimo. Secondo i ricercatori, il 70 per cento della popolazione ha due copie funzionali di un gene legato all’odore dell’androstenone, ormone presente nei mammiferi maschi e soprattutto nel maiale. L’ormone in questione non si trova però negli animali castrati in commercio. La squadra della dottoressa Lunde si è confrontata con diversi volontari, mettendogli di fronte diversi piatti a base di carne suina e valutando le reazioni. Dopodiché, si è analizzato il loro DNA. L'incrocio dei controlli ha fatto emergere come tutto dipendesse dal gene di un recettore olfattivo. Detto altrimenti, una sua variante rendeva gradevole il maiale, un'altra lo rendeva sgradito. “Il risultato è chiarissimo -ha spiegato il responsabile dello studio, Hiroaki Matsunami- chi era in possesso di due coppie del gene era sensibile all’androstenone, mentre chi aveva una copia o zero non lo era. Dovremmo replicare l’esperimento in zone dove il maiale è ormai al bando da secoli come il Medio Oriente o dove non è mai arrivata come al Polo Nord”.

Lo studio potrebbe svelare molti meccanismi nascosti dietro la pratica vegetariana, visto che dimostra per la prima volta che il Dna può influenzare la percezione di un sapore. Secondo lo studio quindi i vegetariani potrebbero essere geneticamente ipersensibili all’odore della carne. Inoltre, sempre secondo i ricercatori, l’influenza ambientale avrebbe una grossa responsabilità sull’evoluzione genetica degli individui “Ad esempio -si legge nell’articolo- il gene è spento in zone in cui la carne di maiale è la fonte primaria di cibo. Per avere nuove evidenze sarà necessario studiare persone di etnie diverse”.

                                                                                                       (Fonti: Varie)

 

lunedì 30 aprile 2012

Dolce tossicità

Ieri sera, durante una puntata di "REPORT" in onda su Rai 3,  hanno parlato di aspartame, un composto chimico che serve per dolcificare gli alimenti e le bevande che risultano sull'etichetta "senza zucchero", portando alla luce verità scomode...
Intanto vediamo cosa è l'ASPARTAME:
L'aspartame è un edulcorante, dolcificante ed esaltatore di sapidità artificiale.
È composto da due amminoacidi, l'acido aspartico e la fenilalanina, e l'estremità carbossilica della fenilalanina è esterificata con il metanolo.
Pur avendo la stessa quantità di calorie dello zucchero il suo potere dolcificante è circa 200 volte maggiore, motivo per cui ne sono necessarie piccole quantità per dolcificare cibi e bevande. Per questo l'aspartame, come altri prodotti dolcificanti come il ciclamato e la saccarina, non è indicato a chi soffre di diabete e per le persone che vogliono ridurre l'apporto di calorie nella dieta.
L'aspartame è un additivo alimentare autorizzato a livello europeo e classificato col numero E951. La dose giornaliera ammissibile è stata fissata in 40 mg/kg di peso corporeo.
Adesso vediamo invece cosa è il METANOLO: Il metanolo è il più semplice degli alcoli, noto anche come alcol metilico o spirito di legno.
Trova largo utilizzo come:
  • solvente (ad esempio per la diluizione di vernici e nella lucidatura dei mobili);
  • reagente in processi chimici industriali;
  • combustibile (ad esempio viene usato nella NASCAR, nella Indy Racing League e nel modellismo dinamico miscelato con olio di ricino o a base sintetica più una piccola percentuale di nitrometano).
  • come componente principale (60%) del Methacarn (un liquido fissativo alcolico).
  • utilizzato illegalmente, perché tossico, per sofisticare il vino.
L'ASPARTAME è utilizzato in tutti quegli alimenti e bevande che sono considerate Light, ma come possiamo ben vedere più che "light" si dovrebbe scrivere "tossiche". 
Ovviamente nell'etichetta non è specificata la pericolosità di questa sostanza e noi, poveri ignari, continuiamo ad assumere una sostanza che potrebbe far male alla nostra salute.
L'aspartame causa danni "lenti e silenziosi" in tutte quelle persone che sono così sfortunate da non avere reazioni immediate e che non hanno quindi un motivo per evitarlo. Potrebbero volerci una, cinque, dieci, quarant'anni, ma alla lunga si manifesteranno gravi problemi (alcuni reversibili e altri no) per tutte quelle persone che ne fanno uso abituale.
METANOLO (alcool metilico/veleno) (contenuto nell'aspartame almeno al 10%). 
Oggi grazie alle ricerche di un istituto di ricerca indipendente dalle grandi multinazionali, l'istituto RAMAZZINI, questa verità sta venendo a galla. 
Penso sia meglio guardare questo servizio di Report andato in onda Domenica 29 Aprile 2012. 



giovedì 12 aprile 2012

Sport all'aria aperta: meglio al mattino

È ecologico, fa bene al sistema cardiovascolare, mantiene il cuore in forma, allena all’ascolto dei ritmi del corpo, e c’è chi paragona i suoi effetti a quelli di una meditazione trascendentale. Allora cosa aspettate ad iniziare a correre? Dalla vostra parte anche la primavera che risveglia e invoglia all’open air.
Quindi, primo passo: scegliete il parco giusto, lontano dal traffico e dallo smog, meglio se vi offre percorsi in terra battuta e ghiaia, le vostre caviglie ammortizzeranno senza conseguenze. La mattina presto o nel tardo pomeriggio, l’aria è più pulita, e vi rigenererete anche i polmoni. Se correte a digiuno costringerete il vostro organismo a bruciare i grassi, visto che gli zuccheri non li avete ancora ingeriti. Alcuni ricercatori americani hanno evidenziato come correre 45 minuti al giorno, 5 volte alla settimana, aumenta del 14/15 % il valore di HDL, il colesterolo buono a discapito di quello cattivo. Il sole farà il resto, rimineralizzerà le vostre ossa con una buona dose di vitamina D e scioglierà tutto lo stress, l’ansia e le tensione accumulate durante l’inverno.
D’altronde, sono sempre di più gli italiani che scelgono di fare sport all’aria aperta. Su un campione di 50 mila ricerche effettuate nell’ambito degli acquisti online di attrezzature sportive (circuito 7pixel.it), il 59% dei clic è ricaduto su quelli dedicati agli sport open air.
La bicicletta svetta in testa con il 30% delle preferenze, seguono le scarpe da running con il 25%. In coda, skateboard e rollerblade al 4%. Secondo fonti Istat, un italiano su 3 fa sport: praticamente 18 milioni e 800 mila, il 32,1% della popolazione. Il numero dei maratoneti ammonta a 35.922. Di cui 4.683 sono donne. A questi si aggiungono gli sportivelli a metà, ovvero chi svolge un’attività fisica senza praticarla con costanza, e qui rientrano i nostri runner di primavera. Poi ci sono quelli “di quando gli gira”: il 28,2%. Dei 23 milioni e 300 mila sedentari che rimangono (il 39,8 per cento della popolazione) i più pigri li troviamo in Sicilia con il 57%, seguono i campani e pugliesi (rispettivamente il 56,3% e il 57,2 %). Per costanza e rendimento, i bolzanesi vincono su tutti. Sarà l’aria di montagna?


                                                                                     (Fonte: www.leggo.it)

giovedì 5 aprile 2012

Parkour: un salto nella città

Il parkour, abbreviato in PK, è una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘80. Consiste nel superare qualsiasi genere di ostacolo, all'interno di un percorso, adattando il proprio corpo all'ambiente circostante.
I primi termini utilizzati per descrivere questa forma di allenamento furono "arte dello spostamento" (art du déplacement) e "percorso" (parcours).
Il termine parkour, coniato da David Belle e Hubert Koundé nel 1998, deriva invece da parcours du combattant (percorso del combattente), ovvero il percorso di guerra utilizzato nell'addestramento militare I praticanti di parkour sono chiamati tracciatori (traceurs), o tracciatrici (traceuses) al femminile.
Il parkour trae ispirazione dal metodo naturale di Georges Hébert, ufficiale di marina francese, che nei primi anni del novecento sviluppò un particolare metodo di allenamento per l'addestramento delle truppe, definito Hébertismo, il cui motto è «Essere forti per essere utili».
Il principio alla base del metodo hérbertiano è che il miglior modo per allenare un uomo è farlo esercitare nei movimenti naturali che sa fare, in situazioni che la natura gli presenta e gli richiede.
Il passaggio da tale pratica di allenamento al parkour è dovuta a David Belle, figlio di un pompiere addestrato proprio con il metodo di Hebert, che fin da giovane sperimenta percorsi e tracciati. Da adulto egli intraprende una carriera militare, che lo porta a vincere numerosi trofei nei "percorsi del combattente" e a maturare esperienze che si rifletteranno poi nella nascita del movimento. Alla carriera militare segue il mestiere di pompiere, che David è costretto ad abbandonare per via di un infortunio al polso. Ancora innamorato del movimento, in quel periodo Belle unisce le sue esperienze personali agli insegnamenti dell'hérbertismo in una vera filosofia e fonda così il Parkour, che risulterà più funzionale degli stessi addestramenti militari precedenti. David non è il solo fondatore della disciplina, in cui venne affiancato da varie personalità tra cui il gruppo degli Yamakasi, fondatori dell'Art du deplacement e Sebastien Foucan, ambasciatore del FreeRunning.
La diffusione del parkour avvenne in primo luogo tramite passaparola, ricevendo in seguito l'attenzione di internet: da diversi anni, infatti, il principale mezzo di diffusione del Parkour è stata la rete, grazie ai numerosi video caricati su YouTube e siti affini, che contribuiscono all'ulteriore diffusione e conoscenza di questa pratica. Proprio alcuni di questi video, però, tendono a diffondere una immagine fuorviante del parkour, poiché contengono spezzoni di allenamento e movimenti superflui che tendono a scontrarsi con l'idea di percorso continuo teorizzata da Belle. Attualmente il parkour vive una svolta commerciale: le sue tecniche sono utilizzate e rielaborate in diversi film, pubblicità, e video musicali. Lo stesso David Belle è stato consacrato come attore nel film Banlieue 13 prodotto da Luc Besson

Il parkour arriva in Italia attorno al 2005, sviluppandosi molto grazie al web. Siti minori di rilevanza locale fondati dai praticanti iniziano a creare i primi incontri tra tracciatori.
Il parkour non è soltanto uno sport, è anche un'applicazione sociale. I valori del parkour sono importanti per insegnare ai giovani il rispetto per se stessi e la conoscenza dei propri limiti per poter affrontare i piccoli grandi ostacoli che la vita pone davanti al cammino proprio di ogni essere umano.
In sintonia con il Metodo Naturale di Hebert, l'approccio prevede un allenamento lento, progressivo e graduale per migliorare tutte le caratteristiche atletiche dell'individuo. Molti novizi cercano di accelerare i tempi (uso di attrezzatura, materassi, palestra, ricerca disperata di istruttori) e di imparare più rapidamente possibile, ma questo è parzialmente contrario all'ideologia di base del parkour. Difatti l'ambiente circostante (naturale o urbano) è in grado di insegnare tutto quello di cui si ha bisogno per muoversi in esso e per rispettare il proprio corpo: il tracciatore virtuoso persegue un "ascolto" dei segnali del proprio corpo finalizzato ad un suo miglioramento lento ma molto più efficace. Il raggiungimento di questa coscienza di sé, del sapere interpretare le proprie "sensazioni" e dei propri limiti richiede tempo, visto che si basa sull'esperienza diretta. La formazione del necessario bagaglio di conoscenza richiede di vivere in prima persona numerose e diverse esperienze, spesso spiacevoli se affrontate con frustrazione (insicurezza, paura, senso di incapacità, lentezza nel progresso). L'allenamento si divide in due fasi: il potenziamento fisico e la pratica sui percorsi (o tracciati). La prima non è strettamente connessa al parkour, e può far uso di qualsiasi movimento che aiuti a migliorare il controllo del corpo e aumentare i propri parametri di forza, velocità, equilibrio ecc. La seconda invece prevede la scelta di un punto di partenza e uno di arrivo, e l'analisi critica di tutti gli ostacoli tra i due. Il tracciatore esperto è in grado di trovare le combinazioni giuste di tecniche e movimenti per percorrere il tracciato nel modo più fluido possibile. Molti traceur hanno dei tracciati prediletti che continuano a perfezionare negli anni.
Il parkour è proposto sia come disciplina che come uno stile di vita, un modo di pensare: dopo l'inizio della pratica di questo sport, si inizia a analizzare tutto in un altro modo. Qualsiasi appiglio o ostacolo viene osservato come un punto di appoggio da superare in maniera fluida ed efficiente. Questo insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi mai davanti ad un problema ma al contrario sfruttarlo per proseguire in modo ancora migliore la marcia verso il proprio obiettivo finale.
                                                                                                                    (Fonte: wikipedia)
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lunedì 2 aprile 2012

CARAFFE FILTRANTI E DEPURATORI CASALINGHI PERICOLOSI!

Dovrebbero migliorare la qualità dell’acqua che beviamo, e invece sembra che le caraffe filtranti non siano affatto salutari. Continuano gli scossoni del nuovo governo Monti: dopo Clini che apre agli Ogm e Passera che rimette in discussione gli incentivi al fotovoltaico, è il momento del Ministro della Salute, Renato Balduzzi, che in una durissima relazione tecnica, previa al decreto di modifica della legge 443 del 1990, ha tuonato contro le “apparecchiature per il trattamento dell'acqua destinata al consumo”.
Sul banco degli imputati, quindi, salgono le caraffe filtranti, ritenute a dir poco pericolose, ma anche gli impianti casalinghi di depurazione del lavello, usati nelle case private quanto nei ristoranti. 
Il motivo dell'accusa è semplice: secondo il Ministero, questi strumenti sarebbero inadeguati per la salvaguardia della salute, e non solo; sarebbero addirittura in grado di eliminare (invece che aumentare!) le caratteristiche di potabilità dell'acqua.
 Secondo le analisi effettuate su 10 modelli di caraffe filtranti presenti sul mercato italiano, il filtraggio determina la sostituzione di calcio e magnesio, elementi utili alla salute dell’organismo, con sodio e potassio, che invece possono rivelarsi pericolosi per soggetti cardiopatici, diabetici e ipertesi.
Secondo i periti, inoltre, una delle ragioni che spinge gli utenti ad acquistare una caraffa filtrante, ovvero la possibilità di ridurre il calcare presente nell’acqua, si fonda su un equivoco causato dalla scarsa informazione da parte dei produttori. Non sempre, infatti, questa operazione è utile, ma solo su uno dei modelli analizzati è indicato che non va filtrata l’acqua con una durezza inferiore ai 19 gradi francesi. In sette caraffe su dieci, inoltre, sono state trovati ioni di ammonio, assenti nell’acqua di rubinetto pre-filtraggio.
Un problema concreto, dunque, se si pensa che negli ultimi anni sono state vendute milioni e milioni tra caraffe filtranti e filtri domestici, in Italia come in tutta Europa. È fondamentale che ciascuna azienda, entro sei mesi (questo l'ultimatum del Ministero) si doti dei requisiti di sicurezza dei materiali e che provveda a fornire, insieme al prodotto acquistato, anche delle adeguate istruzioni d'uso; solo così potremo fare delle scelte di consumo veramente consapevoli.
 
Altra questione è la manutenzione: se non ottimale, potrebbe anche peggiorare la situazione nel tempo e rendere davvero pericolose le caraffe filtranti e gli impianti domestici di depurazione; consideriamo, inoltre, che i batteri non riescono ad essere eliminati da questi sistemi, dunque si moltiplicano. Infine, le apparecchiature dovrebbero tenere conto della composizione specifica dell'acqua nelle diverse regioni in cui è venduta (a Roma, per esempio, è più ricca di calcio), per calibrare meglio la propria azione.
La perizia, infine, sottolinea l’insufficienza delle informazioni fornite al consumatore: solo la metà dei produttori ammette esplicitamente l’esistenza di un pericolo sanitario, mentre altri ne fanno cenno in un modo che i periti hanno giudicato troppo vago. I risultati delle analisi sono stati trasmessi al ministero della Salute. A questo punto si attendono nuovi sviluppi nell’inchiesta nata da una denuncia di Mineracqua, che ha già fatto finire nel registro degli indagati (per diffusione di sostanze alimentari nocive e frode in commercio) i responsabili delle aziende esaminate in una precedente perizia.
 
                                                                                                                   (Fonti Varie)