martedì 6 settembre 2011

Il Tai Chi sconfigge il dolore

Nato come arte marziale, rivisitato come forma di meditazione, il Tai Chi contrasta dolore cronico


(Contrasto)

MILANO - Una prima segnalazione era già giunta l’anno scorso: l’antica pratica cinese del Tai Chi può aiutare chi soffre di artrite reumatoide. Lo studio però era piccolo, riguardava solo una ventina di malati: non abbastanza per confermare che l’attività, a metà tra la ginnastica dolce e la meditazione, potesse essere davvero efficace. Per cercare altre prove un gruppo di studiosi australiani ha cercato su internet gli studi in cui il Tai Chi era stato considerato come una vera e propria forma di cura, allargando il campo a tutte le forme di dolore muscolo scheletrico cronico. «Anche con questi criteri più ampi abbiamo trovato solo sette ricerche rispondenti alle condizioni che ci eravamo proposti a priori» ha precisato Amanda Hall, del George Institute for International Health dell’Università di Sydney, in Australia: «uno solo che riguardava pazienti con artrite reumatoide, cinque che coinvolgevano persone con artrosi e un ultimo che esaminava l’effetto di questa particolare modalità di attività fisica in individui colpiti da mal di testa cronico».
Il METODO - I ricercatori australiani hanno tenuto conto solo dei lavori in cui l’effetto del Tai Chi, aggiunto alle cure standard, era confrontato con quello ottenuto dalle sole terapie convenzionali su un gruppo di controllo. «La prima difficoltà da un punto di vista scientifico è che manca omogeneità tra i diversi lavori che abbiamo esaminato: i corsi di Tai Chi frequentati dai partecipanti erano di diverso tipo e richiedevano una frequenza variabile da una a tre volte la settimana. Anche la durata dell’osservazione prima di trarre conclusioni sui risultati andava da sei a quindici settimane» prosegue la ricercatrice australiana. «Tuttavia, sebbene anche noi, come già gli autori di precedenti ricerche, abbiamo trovato che l’impostazione metodologica di tutti questi lavori lasciava talvolta un po’ a desiderare, i risultati sono comunque soddisfacenti, anche alla luce del fatto che la pratica del Tai Chi, oltre a essere economica e a portata di tutti, offre altri vantaggi psicologici e sociali, nell’interazione con gli altri, di solito in spazi aperti come parchi e giardini». Quel che conta infatti è che i malati, intervistati prima e dopo il trattamento, hanno dichiarato di averne tratto giovamento: in media dieci punti su una scala da 0 a 100 in termini di dolore e disabilità. Inoltre si sono detti meno tesi e più soddisfatti delle proprie condizioni di salute rispetto a coloro che non avevano fatto la stessa esperienza. Tanto che gli studiosi australiani hanno intrapreso un lavoro analogo per verificare se gli stessi benefici si possono ottenere anche con il mal di schiena.
IL COMMENTO - «Non è difficile crederlo» commenta Maurizio Cutolo, reumatologo dell’Università di Genova e chairman del Comitato di educazione e formazione dell’EULAR, l’European League Against Rheumatism. «I malati reumatici possono trarre beneficio da qualunque forma di movimento purché non sia violento e non sia passivo, cioè non venga imposto alle articolazioni da altri. In questo caso, per esempio per azione di un chiropratico, si possono creare microtraumi di cui al momento non ci si accorge. Anzi, nell’immediato se ne può anche trarre un apparente beneficio ma alla lunga si possono creare danni maggiori. Ogni movimento spontaneo, invece, viene naturalmente controllato dall’organismo nei limiti di ciò che non è dannoso». Vada quindi per il Tai Chi, come per ogni attività fisica dolce, soprattutto se, come questa, oltre che al fisico fa bene anche alla mente.
                                                                                                               Roberta Villa
 
                                                                                                     (Fonte: Corriere della sera)

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