giovedì 22 settembre 2011

LA CRISI SVUOTA LE CULLE, SEMPRE PIÙ MADRI OVER 40

Non è un paese per giovani, ma neanche per bambini. La crisi, oltre ai portafogli, svuota anche le culle e così, per la prima volta dal 1995, tornano a calare le nascite. Il nuovo rapporto Istat sulla natalità della popolazione residente non lascia dubbi: se i nati nel 2009 erano stati 568.857, nel 2010 essi sono scesi a 561.944, circa 15 mila in meno in due anni. Si è dunque interrotta quella lenta, ma costante, ripresa della natalità, iniziata dopo il 1995, l’anno del minimo storico, con solo 526.064 nati. La diminuzione - secondo l’analisi dell’Istat - si spiega con il crollo delle nascite di bambini da genitori entrambi italiani (-25 mila in due anni).
A tenere in piedi la natalità, al solito, provvedono le unioni con almeno un genitore straniero: in questo caso le nascite sono ancora in aumento, ma con un ritmo meno sostenuto: in media 5 mila nati in più nel 2009 e nel 2010, quasi la metà dell’incremento registrato nel 2008. In tutto sono 107 mila i nati da almeno un genitore straniero nel 2010 (19% del totale).
Le donne italiane fanno sempre meno figli, dunque, e sempre più tardi. Più del 6% dei nati, infatti, ha una madre con almeno 40 anni, mentre i nati da madri di età inferiore a 25 anni sono solo l’11% del totale. Una donna italiana, in media, ha 1,41 figli, rispetto ai 2,23 delle straniere. C’è invece una natalità che cresce ed è quella che si verifica al di fuori del matrimonio: i nati da genitori non coniugati nel 2010 sono stati oltre 134 mila (il 23,6% a livello medio nazionale).
Il trend è pochi figli e tardi, sfidando l’orologio biologico. Ma rinviare la maternità risolve alcuni problemi (lavoro, realizzazione personale e affettiva) e ne pone altri: meglio saperlo prima.
”Il problema fondamentale per una gravidanza over 40 è averla - sintetizzano, concordi, la professoressa Irene Cetin, primario di Ostetricia e Ginecologia all’Ospedale milanese Sacco e docente universitaria e la dottoressa Luciana De Lauretis, responsabile del Centro Fertilità alla Clinica Santa Rita di Milano.
Il passare del tempo può essere neutralizzato sul viso di una donna, non sugli organi interni, legati alla riproduzione e non solo. Il numero di ovuli è scritto nei geni, ogni donna riceve questo ‘corredo’ appena viene concepita e, sempre nei geni, è scritto quando comincerà e quanto durerà la vita mestruale. In media 37 anni, spiega la dottoressa De Lauretis, ma non sempre con lo stesso ‘rendimento’: a 23 anni, ogni ovulazione ha il 28% di probabilità di trasformarsi in gravidanza, a 39 anni le probabilità sono dimezzate, a 40 sono 12%, a 42 sono 10%, un anno dopo fra 8 e 5, poi sempre meno.
Anche nelle donne con ciclo regolare e funzioni ormonali ok, le cellule uovo invecchiano, diventano meno feconde o, se fecondate, più soggette ad anomalie cromosomiche (come se avessero materiale genetico ‘deteriorato’): aumentano gli aborti spontanei, strumento naturale di selezione che prima dei 40 sono il 15-20%, dopo i 43, il doppio.
Ci sono anche anomalie genetiche che non interrompono la gravidanza ma portano problemi al nascituro, per esempio la sindrome di Down. Oltre agli ovuli, invecchia l¹utero: i tessuti di questo ‘nido’ perdono elasticità e tono: sul volto parliamo di rughe, per l’utero di fibrosità. I fibromi non sono solo maligni e neppure sono impedimenti definitivi a una gravidanza, ma, se deformano in modo sensibile l’utero, per l’uovo è più difficile impiantarsi.


                                                                                                         (Fonti: varie)

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