Classici fattori di rischio (fumo, colesterolo, ipertensione...) e stili di vita (dieta, attività fisica) giocano certamente un ruolo importante nell'ictus, ma da oggi c'è ufficialmente anche quello genetico, indipendente dagli altri e legato a 5 particolari difetti la cui presenza contemporanea nel Dna è in grado di predirlo nell' 82,4% dei casi. L'annuncio verrà dato al 24/o Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio dell' Arteriosclerosi (Sisa) in programma a Roma dal 30 novembre al 3 dicembre. Anticipando a Milano alcuni aspetti della scoperta, fatta dai ricercatori degli ospedali di Chieti e di Ancona e pubblicata sulla rivista Stroke, i dirigenti della Sisa hanno spiegato che d'ora in poi sarà dunque possibile sapere, con un'analisi molecolare, se si è geneticamente predisposti all'ictus e quindi sottoporsi a trattamenti mirati per ridurne il rischio. La scoperta - spiega il presidente della Sisa Andrea Mezzetti dell'Università di Chieti-Pescara, che è anche coordinatore dello studio - mette sotto accusa 5 molecole (MicroRNA) che insieme determinano l'instabilità della placca aterosclerotica della carotide, predisponendola alla rottura che porta all'ictus. «L'analisi, su 15 pazienti dell'Ospedale di Chieti e 38 dell'Ospedale di Ancona - dice Francesco Cipollone, responsabile del Centro per l'Aterosclerosi della stessa Università - ha messo in luce che questa predisposizione all'ictus può essere individuata tracciando una mappa genetica del paziente. E la presenza delle 5 molecole nelle placche aterosclerotiche dei pazienti esaminati, che si erano rotte provocando l'ictus - spiega il professore - non era associata a differenze tra i pazienti nella presenza di fattori come diabete, ipertensione, dislipidemia o fumo di sigaretta. Questo significa che la predisposizione genetica può essere determinante anche in assenza dei classici fattori di rischio per infarto e ictus». «I risultati dello studio - dice Mezzetti - indicano che i MicroRNA hanno un ruolo chiave nell'evoluzione della placca: la presenza di 4 di queste cinque molecole predice l'ictus nel 73,5% dei casi, quella di tutte e cinque nell'82,4%». Ma se da un lato si evidenzia il ruolo centrale del difetto genetico, dall'altro non si può disconoscere che le 5 molecole agiscono laddove comunque esiste una placca, provocata da dislipidemie. Per questo è nato, promosso dalla Fondazione Sisa, il progetto Lipigen (Network italiano delle dislipidemie genetiche), con un gruppo di lavoro che coinvolge 38 ospedali del Nord, del Centro e del Sud, e 6 laboratori, dedicato allo studio e alla mappatura genetica delle dislipidemie in Italia. «Obiettivi sono la diagnosi molecolare dei difetti genetici alla base delle forme clinicamente diagnosticate - dice Mezzetti - la messa a punto di una appropriata terapia e la creazione di un Registro Nazionale delle Dislipidemie genetiche». In Italia ad oggi il numero di soggetti affetti da dislipidemie genetiche è compreso fra i 900.000 e il milione e mezzo.
Fonti:(www.leggo.it)
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