Scoperto il meccanismo d'azione dell'antidolorifico, presto si avranno molecole che non risultino tossiche per l'organismo
È dal 1949 che il paracetamolo è utilizzato come il
principale farmaco contro il dolore, diventando nel corso degli anni un
alleato fondamentale per molte persone. Eppure il rischio di tossicità,
legato soprattutto al sovradosaggio, ha portato la ricerca scientifica
ad analizzarne il funzionamento, in modo da trovare una valida
alternativa. Un team di studiosi, composto da ricercatori francesi,
svedesi ed inglesi ha pubblicato un interessante studio sulla rivista
specializzata Nature Communications, rivelando l'importanza della proteina Trpa1
- già noto come recettore del dolore per eccellenza - (Transient
receptor potential cation channel, sottofamiglia A, membro 1), presente
sulla superficie delle cellule nervose. In essa si è individuata la
componente necessaria perché il paracetamolo risulti efficace.
Una volta capito il meccanismo del farmaco l'obiettivo è quello di trovare un sostituto che non abbia lo stesso tipo di controindicazioni, ma che risulti efficace esattamente nello stesso modo, agendo sulla Trpa1. Lo studio ha portato anche alla scoperta che l'assunzione del paracetamolo stimola la creazione del NAPQI (N-acetyl-p-benzoquinone imine), un elemento tossico di solito prodotto in piccole quantità e subito ripulito dal fegato, ma che, in caso di sovradosaggio, può provocare gravi danni al fegato con effetti che risultano evidenti tre o quattro giorni dopo l'assunzione del farmaco. La strada è ancora lunga ma la volontà è quella di percorrerla in modo da trovare medicinali sempre meno rischiosi per la nostra salute.
Una volta capito il meccanismo del farmaco l'obiettivo è quello di trovare un sostituto che non abbia lo stesso tipo di controindicazioni, ma che risulti efficace esattamente nello stesso modo, agendo sulla Trpa1. Lo studio ha portato anche alla scoperta che l'assunzione del paracetamolo stimola la creazione del NAPQI (N-acetyl-p-benzoquinone imine), un elemento tossico di solito prodotto in piccole quantità e subito ripulito dal fegato, ma che, in caso di sovradosaggio, può provocare gravi danni al fegato con effetti che risultano evidenti tre o quattro giorni dopo l'assunzione del farmaco. La strada è ancora lunga ma la volontà è quella di percorrerla in modo da trovare medicinali sempre meno rischiosi per la nostra salute.
Fonti: (http://www.fastweb.it)
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