Fare movimento, ginnastica o sport è una delle principali raccomandazioni che dovremmo tutti seguire per adottare sani e corretti stili di vita.
Si tratta di incitamenti validi anche per l’asmatico che, se la malattia è tenuta sotto controllo, può svolgere qualsiasi tipo di attività, purché questa corrisponda alle capacità ed inclinazioni individuali.
Si tratta di incitamenti validi anche per l’asmatico che, se la malattia è tenuta sotto controllo, può svolgere qualsiasi tipo di attività, purché questa corrisponda alle capacità ed inclinazioni individuali.
In questo articolo esaminiamo l'argomento sotto una luce parlando genericamente di sport.
L'asma è una patologia polmonare che viene spesso messa in relazione con l'esposizione a pollini o a agenti in grado di scatenare reazioni allergiche, particolarmente aggravata dall'inquinamento atmosferico. I sintomi classici sono sensazione di soffocamento (fame d'aria), costrizione al torace, tosse e insofferenza verso particolari fattori come peli di animali domestici, fumo, vapori. A differenza di altre patologie polmonari (enfisema, tumore), l'asma colpisce in buon parte anche i bambini. Paradossalmente, neppure gli atleti di vertice sono immuni dall'asma.
Sembra quindi che questa patologia non sia incompatibile con la pratica dell'attività fisica; è interessante quindi capire quali meccanismi fisiologici sono influenzati dall'asma e in che modo possono limitare la prestazione e la pratica sportiva.
In tutti i soggetti, sani o affetti da asma, si verifica una dilatazione dei bronchi all'inizio dell'attività fisica.
Essa è causata dalla liberazione di particolari ormoni, detti catecolamine, che agiscono sui muscoli lisci della parete bronchiale. Se un soggetto è asmatico però dopo circa 5 -15 minuti dall'inizio dell'attività si verifica il fenomeno inverso, di broncocostrizione, per effetto del muco che si accumula nei bronchi. Questo effetto è spesso indicato con il termine di asma da sforzo. Se l'asma è nel suo stato iniziale il muco prodotto è ridotto e si forma solo uno spasmo e un edema (da cui l'effetto di broncocostrizione). Se invece l'asma è in fase avanza o cronica, il muco prodotto è maggiore e si forma anche una zona di infiammazione nei bronchi. Dal momento che l'attacco di asma segue pochi minuti l'inizio dell'esercizio, si parla di broncospasmo scatenato dall'attività fisica. Si è anche osservato che il fenomeno di broncocostrizione conseguente l'attività fisico in un soggetto asmatico si annulla nel giro di 30-90 minuti.
Per spiegare la ragione dell'effetto scatenante un attacco di asma dell'esercizio fisico, sono state avanzate due ipotesi distinte, ognuna legata alle osservazioni sperimentali sull'andamento della capacità vitale forzata. - Effetto della percentuale di umidità delle condizioni ambientali - Si è osservato che il rapporto CVF1/CV subisce la massima riduzione in presenza di ambiente secco. Se l'umidità aumenta, la penalizzazione dovuta all'asma si riduce, fino ad annullarsi se il soggetto sottoposto al test respira aria satura di vapor acqueo. Tale effetto è indipendente dalla temperatura esterna dell'ambiente circostante. Tuttavia, la maggior umidità spesso si accompagna ad alte temperature dell'estate, mentre in inverno le basse temperature sono spesso correlate a una bassa umidità. Per questo motivo la temperatura esterna sembra influire, ma si tratta di un errore di correlazione. Solo l'umidità influenza il rapporto CVF1/CV, anche se ciò non toglie che, alle nostre latitudini, ciò corrisponda a condizioni ambientali più favorevoli agli asmatici in estate (con giornate calde e umide) piuttosto che in inverno (con giornate fredde ma poco umide, tranne che nelle pianure del Nord). Ciò spiega anche perché i soggetti asmatici tollerano poco gli sport invernali all'aperto (sci), mentre la corsa in una giornata umida di luglio non innesca l'attacco d'asma.
- Effetto delle variazioni di temperatura all'interno dei bronchi - Poiché in seguito all'esercizio muscolare aumenta la ventilazione polmonare, si ha un una diminuzione della temperatura dell'epitelio della trachea e dei bronchi. Al termine dell'esercizio fisico, la temperatura delle muscose delle prime vie aeree aumenta di nuovo. Questi due effetti sembrano essere la causa della variazione di osmosi delle cellule, con conseguente passaggio di liquido dai capillari ai bronchi, con conseguente creazione dell'edema e del restringimento dei bronchi.
Chi ha l’asma quindi spesso è riluttante a fare sport, cioè cerca di limitare le sue attività sia perché teme che queste peggiorino i suoi sintomi, sia perché teme che le condizioni in cui lo sport si svolge, per esempio caldo-umido nelle piscine, possano aggravare la malattia o scatenare una crisi.
Questi timori non sono infondati, ma occorre sapere che attualmente esistono possibilità farmacologiche ed accorgimenti che consentono di superarli appieno.
Le nuove possibilità di trattamento della malattia infatti permettono di vincere ogni paura, sfatare vecchie credenze e luoghi comuni che, soprattutto per i più giovani, potevano essere fonte di disagio ed emarginazione.
Le limitazioni dell’attività sportiva sono legate solo alla gravità dell’asma in quel momento e fanno parte della valutazione all’idoneità sportiva valutata dal medico.
Lo sport non è possibile solo in caso di asma grave persistente e durante le crisi asmatiche.
Questi timori non sono infondati, ma occorre sapere che attualmente esistono possibilità farmacologiche ed accorgimenti che consentono di superarli appieno.
Le nuove possibilità di trattamento della malattia infatti permettono di vincere ogni paura, sfatare vecchie credenze e luoghi comuni che, soprattutto per i più giovani, potevano essere fonte di disagio ed emarginazione.
Le limitazioni dell’attività sportiva sono legate solo alla gravità dell’asma in quel momento e fanno parte della valutazione all’idoneità sportiva valutata dal medico.
Lo sport non è possibile solo in caso di asma grave persistente e durante le crisi asmatiche.
La pratica dello sport non migliora il quadro clinico dell'asma, ma la pratica sportiva controllata può sfruttare l'effetto broncodilatatore conseguente la liberazione delle catecolamine e risultare quindi favorevole al soggetto asmatico.
Quale sport per l'asma?
- Nuoto: Il Nuoto risulta essere lo sport meglio tollerato dai pazienti asmatici. Infatti, l'incremento della ventilazione polmonare risulta moderato e si realizza con una frequenza respiratoria non elevata e subordinata al gesto tecnico. L'atleta controlla e regolarizza la frequenza respiratoria in modo sincrono con il ritmo delle bracciate. Il nuoto è pertanto consigliato ai bambini asmatici e in particolare ai bambini con broncospasmo indotto da EF, purché eseguito in ambiente adeguatamente riscaldato e intervallato da periodi di riposo. Anche il nuoto, tuttavia, può presentare inconvenienti dovuti alla possibile elevata concentrazione di cloro nell'acqua delle piscine, causa di crisi broncospastiche ed alla possibile presenza negli spogliatoi, ad alto grado di umidità, di muffe con conseguente maggior rischio di crisi asmatiche sotto sforzo.
- Sollevamento Pesi, Lotta e Scherma: Gli sport di potenza e destrezza presentano un basso rischio asmatico in quanto comportano sforzi intensi ma di breve durata e con scarso incremento della ventilazione.
- Sci di fondo su pista sintetica: Presenta gli stessi vantaggi del nuoto. Tuttavia, sulla neve questi vantaggi si riducono ma possono essere parzialmente mantenuti con opportune precauzioni per proteggere l'atleta dall'aria fredda. Lo sci di fondo così, come la marcia, ha la caratteristica di impegnare vaste masse muscolari in un movimento armonico e ritmico che è coordinato con gli atti respiratori.
- Corsa libera e ciclismo: Vengono ritenute, tra le attività sportive, quelle che più frequentemente sono in grado di indurre AB. La corsa rientra, tra l'altro, nella preparazione atletica di molte attività sportive. Può verificarsi quindi che un atleta presenti AB durante la corsa di allenamento e non durante l'esercizio della disciplina specifica. Va considerato, tuttavia, che la corsa è particolarmente sensibile all'effetto allenamento, con possibilità di adattamento anche per molti asmatici. è particolarmente importante eseguire un allenamento di base che consenta di ottenere gli stessi livelli di attività fisica con livelli inferiori di ventilazione, riducendo così l'effetto stimolante dell'iperventilazione come causa di broncospasmo.
- Atletica Leggera: Alcune specialità dell'Atletica Leggera come i 100 e i 200 metri piani, nonché i salti in alto, lungo, triplo e asta che si svolgono prevalentemente in apnea e in un tempo brevissimo, quindi con un ridotto impegno ventilatorio, sono generalmente ben tollerate dai pazienti asmatici.
- Canottaggio: Nonostante comporti un'elevata ventilazione, risulta meglio tollerato della corsa.
- Sport di squadra: Il calcio, la pallacanestro, la pallamano, l'hockey a rotelle e su prato, che richiedono corse non continuative alternate a periodi di sosta, sono consigliati ai pazienti asmatici, ovviamente scegliendone i ruoli più adeguati. Mentre invece, l'hockey su ghiaccio presenta rischi più elevati conseguenti all'esposizione all'ambiente freddo in cui si svolge.
- Asma ed attività subacquea: L'AB predispone all'intrappolamento dell'aria nelle vie aeree e costituisce condizione di non idoneità all'attività subacquea con autorespiratore ad aria. Solo l'attività subacquea in apnea, in fase di controllo clinico-funzionale, non costituisce controindicazione all'immersione.
L'attività subacquea con autorespiratore ad aria costituisce una condizione a forte rischio in quanto molteplici sono gli stimoli potenzialmente in grado di indurre AB durante l'immersione. Ricordiamo in particolare lo "stress" indotto dall'acqua fredda o da eventuali episodi di attacchi di panico; l'iperventilazione da sforzo; l'effetto irritativo bronchiale indotto dall'acqua salata. è necessaria pertanto un'accurata valutazione che deve prevedere, unitamente ad un'attenta indagine clinica, un accurato studio di funzionalità respiratoria con valutazione della reattività bronchiale. Di fronte al dubbio di instabilità della malattia asmatica deve essere permessa la sola immersione in apnea.
- Asma e attività sportiva ad alta quota: Molti soggetti asmatici riferiscono un miglioramento della sintomatologia quando soggiornano in montagna, sia durante la stagione estiva sia in quella invernale. La ridotta esposizione ai polluttanti atmosferici ed a certi allergeni, quali gli Acari dermatofagoidi che, come è noto, sono praticamente assenti oltre i 1400 metri, determina un miglioramento della sintomatologia clinica e dei parametri di funzionalità respiratoria. Ciò è favorito anche dalla "broncodilatazione attiva" indotta da una maggiore quantità in circolo di ormoni corticosurrenalici e di catecolamine. Alcune ricerche hanno dimostrato che l'iperreattività bronchiale in alta quota è inversamente proporzionale all'altitudine. Infatti in alpinisti asmatici è stato dimostrato che quanto maggiore era l'altitudine e quanto più lungo era il soggiorno in quota, tanto più si attenuava la sintomatologia e si riduceva il consumo di farmaci broncodilatatori. è consigliabile che i pazienti asmatici anche giovani, con funzione respiratoria più compromessa, non superino i 2000 metri, se non dopo un'adeguata broncodilatazione farmacologica. Non è prudente la risalita con mezzi meccanici oltre i 3000 metri, soprattutto quando il soggetto asmatico è appena giunto dalla pianura: la mancanza di un acclimatamento potrebbe indurre episodi broncospastici. Va infine ricordato che certi stimoli quali l'esposizione al freddo, al vento, all'aria secca possono causare crisi repentine di broncospasmo. Il paziente asmatico che si reca in montagna, soprattutto nella stagione fredda, deve essere consigliato ad effettuare un buon allenamento di base, in modo da ridurre l'iperventilazione, e un breve periodo di riscaldamento.
Particolarmente utile risulta l'uso di maschere antifreddo, molto utilizzate nei Paesi nordici, anche se non molto gradite agli atleti. Se l'asma è ben controllata, è possibile praticare in montagna l'escursionismo, lo sci alpino e lo sci di fondo.
Prevenzione farmacologica e non farmacologia
È necessario che ogni atleta asmatico abbia sempre un supporto efficace nella preparazione di qualsiasi attività, supporto che può derivare da una prevenzione farmacologica, ma anche da quella non farmacologica.
- La prevenzione farmacologia è basata, come riferito in precedenza, sull'impiego anche di farmaci soggetti alla regolamentazione delle norme antidoping. Pertanto la sua attuazione deve ottemperare alle disposizioni della Commissione Medica del Comitato Internazionale Olimpico (CIO).
- La prevenzione non farmacologica si basa principalmente sul "preriscaldamento" ritenuto indispensabile nella preparazione di ogni attività fisica. Questo deve essere "guidato" da tecnici competenti ed in genere prevede l'alternanza di scatti brevi della durata di 15-30 secondi e di periodi di riposo attivo della durata di 60-90 secondi, ripetuti per circa 30 minuti.
Va rilevato, infine che nell'incoraggiare l'attività sportiva nel giovane asmatico debbano essere considerate le condizioni che controindicano l'attività sportiva. La non idoneità assoluta è contemplata nelle forme di Asma Bronchiale non adeguatamente controllate dalla terapia farmacologia e/o nelle forme che necessitino di terapia corticosteroidea continuativa per via generale, nonché nelle condizioni di bronco-ostruzione persistente con FEV1/FVC < 55% scarsamente reversibile.
La non idoneità per l'attività sportiva deve essere attentamente valutata per discipline particolarmente a rischio quali gli sport subacquei e quelli che si svolgono ad alta quota.
(Fonti varie)
(Fonti varie)
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