Uno stimolante articolo del Prof. Castagna, che ringraziamo ancora una volta per il contributo costruttivo che costantemente dona alla nostra professione. E’ attraverso questo tipo di atteggiamento che stiamo riuscendo a porci in modo credibile come categoria professionale. Buona lettura.
Prendere in considerazione le variabili dell’allenamento vuol dire far di conto con i progressi della fisiologia del lavoro,con gli studi più attendibili delle neuroscienze.
La valutazione dell’allenamento in funzione della prestazione è un percorso che, prima di essere applicato, va studiato.
L’allenamento può risultare dannoso o proficuo sia dal punto di vista del risultato che della salute fisica. (cfr. “la drammatica solitudine dell’atleta non di vertice” EDI-ERMES ed. Castagna-Pagano-Di Mauro-Trimarchi). E soprattutto va considerato l’aspetto salute come fondamentale per il risultato sportivo.
Va programmato sulla base della conoscenza delle capacità condizionali, ovvero degli aspetti diversi dell’estrinsecazione della forza.
Le applicazioni, resistente, veloce, esplosiva della forza o, come dice il dottor Francesco Martino con terminologia sicuramente più appropriata, le espressioni: resistente, veloce, esplosiva della forza debbono migliorare attraverso la conoscenza del dinamismo di gara e quella delle condizioni attuali dell’atleta.
E ,se per taluni sport, va perfezionato il dinamismo lattacido o reso più potente il gesto relativo alla particolarità della gara, così non va dimenticato che il miglioramento della capacità mitocondriale è alla base della prestazione in altri. Più ancora che l’aumento del flusso ematico.
E l’attenzione alle capacità di coordinazione e di comprensione del gesto sportivo deve essere massima in ogni momento della crescita di un atleta. Infatti anche quella peculiarità di alcune discipline sportive come la rapidità deve essere intesa come capacità coordinativa, almeno per quanto riguarda la capacità “globale” di comprensione del gesto atletico nell’unità di tempo, a prescindere dalla sua estrinsecazione dinamica, che soggiace a quelle specificità di condizione che abbiamo considerato in relazione alla forza.
Ad esempio,quando il cestista decide come e dove smarcarsi in base ai movimenti complessi dei propri compagni e del portatore di palla, attiva “rapidamente” i centri superiori del SNC e della corteccia motoria, preparando lo schema motorio e il movimento atletico immediatamente successivo. Che soggiace dunque ai programmi di allenamento della condizione ovvero delle espressioni dinamiche della forza.
E il ritmo è una conoscenza motoria che deriva dalle esperienze apprese nel corso degli anni dall’atleta, ma va considerato più come specificità del movimento di gara,che aspetto della condizione. Benchè la fatica fisica sia predittiva di uno scadimento nella prestazione e dunque della alterazione del ritmo.
La metodologia dello sport è assieme conoscenza ed esperienza,capacità di comprensione e di valutazione della condizione. E’ suggestione ma anche sensazione; è emozione ma anche riflessione.
Chi pensa di poter allenare sulla base di proprie esperienze personali senza un valido supporto scientifico ed esperienziale, si sbaglia.
Spero il dibattito sulla capacità di insegnare, o piuttosto di allenare, sia predittivo di nuovi momenti di condivisione delle esperienze e delle conoscenze.
Maurizio Castagna