mercoledì 20 aprile 2011

L'allenamento come e perchè

Uno stimolante articolo del Prof. Castagna, che ringraziamo ancora una volta per il contributo costruttivo che costantemente dona alla nostra professione. E’ attraverso questo tipo di atteggiamento che stiamo riuscendo a porci in modo credibile come categoria professionale. Buona lettura.

Prendere in considerazione le variabili dell’allenamento vuol dire far di conto con i progressi della fisiologia del lavoro,con gli studi più attendibili delle neuroscienze.
La valutazione dell’allenamento in funzione della prestazione è un percorso che, prima di essere applicato, va studiato.
L’allenamento può risultare dannoso o proficuo sia dal punto di vista del risultato che della salute fisica. (cfr. “la drammatica solitudine dell’atleta non di vertice” EDI-ERMES ed. Castagna-Pagano-Di Mauro-Trimarchi). E soprattutto va considerato l’aspetto salute come fondamentale per il risultato sportivo.
Va programmato sulla base della conoscenza delle capacità condizionali, ovvero degli aspetti diversi dell’estrinsecazione della forza.
Le applicazioni, resistente, veloce, esplosiva della forza o, come dice il dottor Francesco Martino con terminologia sicuramente più appropriata, le espressioni: resistente, veloce, esplosiva della forza debbono migliorare attraverso la conoscenza del dinamismo di gara e quella delle condizioni attuali dell’atleta.
E ,se per taluni sport, va perfezionato il dinamismo lattacido o reso più potente il gesto relativo alla particolarità della gara, così non va dimenticato che il miglioramento della capacità mitocondriale è alla base della prestazione in altri. Più ancora che l’aumento del flusso ematico.
E l’attenzione alle capacità di coordinazione e di comprensione del gesto sportivo deve essere massima in ogni momento della crescita di un atleta. Infatti anche quella peculiarità di alcune discipline sportive come la rapidità deve essere intesa come capacità coordinativa, almeno per quanto riguarda la capacità “globale” di comprensione del gesto atletico nell’unità di tempo, a prescindere dalla sua estrinsecazione dinamica, che soggiace a quelle specificità di condizione che abbiamo considerato in relazione alla forza.
Ad esempio,quando il cestista decide come e dove smarcarsi in base ai movimenti complessi dei propri compagni e del portatore di palla, attiva “rapidamente” i centri superiori del SNC e della corteccia motoria, preparando lo schema motorio e il movimento atletico immediatamente successivo. Che soggiace dunque ai programmi di allenamento della condizione ovvero delle espressioni dinamiche della forza.
E il ritmo è una conoscenza motoria che deriva dalle esperienze apprese nel corso degli anni dall’atleta, ma va considerato più come specificità del movimento di gara,che aspetto della condizione. Benchè la fatica fisica sia predittiva di uno scadimento nella prestazione e dunque della alterazione del ritmo.
La metodologia dello sport è assieme conoscenza ed esperienza,capacità di comprensione e di valutazione della condizione. E’ suggestione ma anche sensazione; è emozione ma anche riflessione.
Chi pensa di poter allenare sulla base di proprie esperienze personali senza un valido supporto scientifico ed esperienziale, si sbaglia.
Spero il dibattito sulla capacità di insegnare, o piuttosto di allenare, sia predittivo di nuovi momenti di condivisione delle esperienze e delle conoscenze.

                                                                                                Maurizio Castagna

Cibo e sesso: che relazione?


Nel corso dei tempi ed in tutte le culture si sono cercate nei cibi delle proprietà particolarmente stimolanti legate anche alla sfera della riproduzione, spesso conferendo loro elementi di magicità. 
Da secoli l'uomo si chiede se ci sia relazione tra ciò che si mangia e il desiderio erotico. Ecco che il termine “afrodisiaco” derivante da Aphrodite, la dea dell'amore, ci fa sognare e ci rimanda immediatamente a scenari meravigliosi, di cene romantiche ma anche piene di passione. Già i greci avevano associato erotismo e passione ad alcuni cibi, ad esempio il fico, come stimolante alla fertilità e gli aztechi chiamavano il cioccolato “frutto degli dei”, un filosofo islamico raccontava del miele e dello zenzero per la disfunzione erettile, Napoleone riponeva nel tartufo grandi aspettative e Casanova nelle ostriche. 
 
In realtà non è stato mai trovato un riscontro che abbia presupposti scientifici di vere proprietà stimolanti del desiderio e carica erotica all'interno di un particolare cibo, se ci concentriamo un momento a pensare ai cibi culturalmente ritenuti afrodisiaci ci rendiamo conto di quanto questi siano sofisticati, raramente costituiscono il menù nella quotidianità, soprattutto sulle tavole dei ceti sociali più svantaggiati.
Così ostriche, champagne, frutti esotici, tartufo diventano i protagonisti di occasioni particolari: una cena ben organizzata in senso romantico, un primo incontro denso di atmosfera seduttiva e di corteggiamento, una ri-conquista. In queste occasioni il cibo assume una fortissima importanza all'interno, però, di un contesto ad hoc.
Lo champagne, comunque, ci potrebbe far girare la testa ma non avrà una stessa valenza, una uguale leggerezza nell'assaporarlo con il nostro/a partner oppure ad una cena di lavoro.
 Preparare una tavola e un contesto che possa accogliere al meglio il nostro lui o la nostra lei è già di per sè molto coinvolgente e stimolante dal punto di vista del desiderio poichè, mentre mi affaccendo, pongo un'attenzione particolare all'altro, a ciò che possa rendere felice e intimo l'incontro, inoltre cercherò di non dimenticare piatti, ad esempio un dolce molto goloso, che possano avere molte affinità con il concetto di “piacere”, insieme ad un buon vino, che stimola la fantasia e la creatività. Una cena ben preparata e curata anche dal punto di vista estetico, comunica amore e accoglienza all'altro, predispone in senso erotico perchè fa sentire amati e desiderati. Questa, in fondo, è la magia del cibo, il cibo che veicola l'amore e veicola la predisposizione al piacere. Di contro ci sono comportamenti relativi al vivere il proprio rapporto con il cibo che sono controproducenti, se non addirittura inibenti, in senso erotico e di desiderio. Ad esempio le diete esageratamente drastiche possono causare scompensi ormonali tali che, alcune reazioni chimiche responsabili del desiderio sessuale, non avvenghino più. Oppure nei casi opposti in cui si verifica un'attrazione incontrollabile per il cibo e l'inevitabile sovrappeso che blocca il desiderio, sono i casi in cui “mangiare” compensa un disagio emotivo e, illusoriamente, gratifica. Qual è la ricetta,quindi? Non ricerca di sofisticazioni estreme in cibi costosissimi ma cura e allegria nel preparare dei momenti dove non è solo il cibo ad essere condiviso ma amore, attenzione, disponibilità il tutto “condito” da un'atmosfera rilassante perchè il vero segreto della ricetta è tenere lontano lo stress e tutti quei fattori che lo potrebbero ri-attivare. E' lo stress il vero nemico dell'amore, esso possiede una carica prepotente in senso antierotico, sia per la donna che per l'uomo, dobbiamo imparare a tenerlo lontano dalle notre tavole e, soprattutto, dai nostri letti per vivere una vita di coppia più serena e appagante.
 
                                                                                                   (Fonti varie)

martedì 19 aprile 2011

Prova Costume: meridionali bocciati!

La coldiretti ha stilato i primi risultati della sua inchiesta riguardante la forma fisica degli italiani, che coincide con la prima prova costume, viste le temperature record di questo Aprile, più estivo che mai.
Secondo l’ente, che promuove il consumo di frutta e verdura almeno 5 volte il giorno, per mantenere una costituzione fisica sana, 4 italiani su 10 risultano dei veri e propri obesi, che alle prese con i primi caldi, accuseranno un aumento superiore di fatica e stress, rispetto ai connazionali che hanno conservato una buona forma durante l’inverno.
Secondo una stima, gli italiani con problemi di sovrappeso sono circa 4 milioni, per un aumento del 25% in 15 anni.. un vero e proprio record per un paese che fa della dieta mediterranea un vanto da esportare in tutto il globo.
L’aumento di peso coinvolgerebbe, in maggior numero, i residenti delle regioni meridionali, che secondo i sondaggi, conducono una vita più sedentaria, rispetto ai colleghi del centro e nord Italia.

                                                                                                       (Fonti varie)

Sesso sicuro: nuovo contraccettivo, vale 3 anni!

E’ sicuramente una grande novità in campo di contraccettivi, Nexplanon, l’anticoncezionale sottocutaneo presentato di recente a Roma.
Si tratta di un nuovo metodo contraccettivo che ha la durata di ben 3 anni e che ha molti vantaggi ripetto alla pillola, primo fra tutti il fatto che non bisogna ricordarsi di assumerlo quotidianamente.
Nexplanon infatti é un contraccettivo a base di etonogestrel e consiste in un bastoncino largo 2 mm e lungo 4 cm che verrà inserito sotto la pelle del braccio dal ginecologo di fiducia, sarà infatti il ginecologo a procurarlo ai suoi pazienti, dal momento che non verrà commercializzato in farmacia. La durata della contraccezione é di 3 anni, alla scadenza dei quali occorrerà sostituire il vecchio bastoncino, ma se nel frattempo la donna decidesse di rimanere incinta, basterà una semplice anestesia locale per rimuoverlo e consentire la normale ovulazione.
Come sottolineato da un professore del Policlinico San Matteo, uno degli aspetti che distinguono questo metodo contraccettivo da quelli tradizionali, é il fatto che può essere usato anche da donne che hanno avuto da poco un’interruzione della gravidanza e donne che allattano. L’unico punto debole di questo contraccettivo é il fatto che può comportare un ciclo mestruale irregolare.

                                                                                                                                 (Fonti Varie)

Il carciofo: proprietà e benefici

Il Carciofo è una pianta originaria dell’Europa mediterranea che appartiene alla famiglia delle Composite. Questa pianta presenta un fusto dritto e ramificato che può raggiungere la lunghezza di un metro. Il nome scientifico della varietà più diffusa è “Cynara cardunculus scolymus”.
Il carciofo è un ortaggio tipicamente primaverile del quale spesso si consuma solo il cosiddetto “cuore”, oppure la parte più tenera delle foglie, mentre sono proprio le foglie più dure a contenere la maggior quantità di principi attivi benefici per il nostro organismo.

PROPRIETA' NUTRIZIONALI

Il carciofo è un ortaggio dal basso contenuto calorico, circa 22 calorie per ogni etto di prodotto crudo, ed è ricco di sali minerali, in particolare magnesio, ferro, fosforo e calcio, essenziali per la formazione dei tessuti, le reazioni enzimatiche, la coagulazione del sangue, la trasmissione degli impulsi nervosi e il metabolismo idrico generale dell’organismo.
Il segreto di molte delle virtù benefiche attribuite al carciofo risiede nella cinarina, la sostanza aromatica che conferisce a quest’ortaggio il suo tipico sapore amaro. La cinarina è presente nel carciofo in buone quantità e risulta particolarmente utile sia per la corretta funzionalità del fegato che per abbassare i livelli di colesterolo. 

BENEFICI SUL FEGATO

Diversi studi scientifici hanno stabilito che la cinarina svolge sia attività coleretica, che consiste nello stimolare la produzione di bile, sia azione colagoga, che consiste nel facilitare il deflusso della bile verso l’intestino.
Grazie alla presenza di acidi fenolici, sostanze dotate di elevato potere antiossidante, il carciofo protegge il fegato dall’azione nociva dei radicali liberi. Inoltre, la cinarina stimola la rigenerazione delle cellule epatiche esposte ai danni provocati da tossine e alcool.
Dal momento che il carciofo purifica il fegato e contribuisce a migliore il flusso della bile, quest’ortaggio è particolarmente indicato per coloro che soffrono di disturbi gastro-intestinali, problemi digestivi, stitichezza, vomito, nausea e problemi di reflusso gastroesofageo.

                                                                                                    (Fonti Varie)

Pipì a letto? Quando rivolgersi al medico

Bagna ancora il letto nonostante sia ormai grandicello. Perché? La difficoltà del bambino a controllare l’emissione di urina durante la notte è un problema che, in genere, preoccupa molto mamma e papà.

Ma nella maggior parte dei casi, si risolve da solo con la crescita. Il fenomeno è piuttosto diffuso e riguarda circa il 10% dei bambini in età scolare. Si può parlare di enuresi vera e propria solo a partire dai 5-6 anni. Prima, la situazione può essere considerata normale e dipendere dai ritmi individuali dello sviluppo psicomotorio. Si parla di enuresi primaria quando il bimbo non ha mai raggiunto il controllo della vescica. Secondaria, se ha ripreso a bagnare il letto dopo un periodo “asciutto”.
Per molto tempo l’enuresi è stata considerata un problema esclusivamente psicologico, da associare alla nascita di un fratellino o alla separazione dei genitori. Oggi si ritiene che le cause siano soprattutto fisiche. Alla base possono esserci più fattori: una vescica immatura e molto sensibile agli stimoli di riempimento; uno scorretto coordinamento neuro-motorio-vescicale che può essere associato a lievi difetti della colonna vertebrale o un’inversione dei ritmi giorno-notte di produzione dell’urina. Questi bambini farebbero cioè più pipì di notte che di giorno, al contrario di quanto avviene normalmente. Anche la familiarità ha un ruolo importante. Il 75% dei bambini colpiti ha un genitore che in passato ha avuto lo stesso problema.
L’aspetto psicologico, comunque, non va trascurato come conseguenza del disturbo. I bambini che non riescono a controllare la pipì, infatti, possono avere una bassa autostima e sono a rischio di depressione.
La difficoltà a controllare la pipì può essere corretta con i trattamenti giusti e un’adeguata educazione comportamentale. Il pediatra, con l’aiuto dei genitori, ricostruirà la storia del bambino e lo sottoporrà ad alcuni test innocui e non invasivi.
Chiarito il quadro clinico, sarà possibile prescrivere la terapia farmacologia adatta: la desmopressina è il farmaco consigliato in caso di enuresi notturna mentre gli anticolinergici si utilizzano quando i bambini bagnano il letto anche di giorno.
Non sempre è necessario assumere i farmaci. In alcuni casi, possono bastare alcuni accorgimenti.
Il bimbo deve abituarsi a bere più di giorno che di sera, imparare a sentire lo stimolo e ad andare in bagno ogni due ore circa. Anche un’alimentazione adeguata può migliorare la situazione. Meglio ridurre il consumo di sodio e calcio nelle ore serali ed evitare, ad esempio, di bere latte prima di andare a dormire.
Può essere utile, di notte, anche puntare la sveglia nell’orario in cui il bambino fa la pipì a letto e incoraggiarlo a svuotare la vescica. Infine, un calendario sul quale registrare i suoi progressi può essere un ottimo strumento motivazionale e contribuire a migliorare la situazione.
Niente rimproveri, quindi, o atteggiamenti che potrebbero rivelarsi dannosi e controproducenti.
È bene ricordare, poi, che nei primi anni di vita è fondamentale rispettare i tempi del bambino e tener conto che il controllo della vescica, e il conseguente abbandono del pannolino, non può essere raggiunto prima dei tre anni. È una delle ultime tappe dello sviluppo psicomotorio ed è corretto rispettare i ritmi che la natura ha previsto per l’organismo umano. Se a 4 anni il bimbo non controlla ancora la vescica è sufficiente monitorare la situazione osservando il suo comportamento: se il problema si presenta solo di notte o se il piccolo ha difficoltà a controllare la pipì anche durante il giorno. Inoltre, è bene far caso ai piccoli segnali: stimoli frequenti a urinare, piccole perdite durante le 24 ore. Se a cinque anni il problema persiste, può essere utile una visita pediatrica di controllo. In ogni caso, rimane essenziale evitare di caricare di ansia il bambino.

                                                                                                      (Fonti varie)

Stanchezza? Colpa della primavera!

Il termine scientifico è “astenia” che letteralmente vuol dire “mancanza di forze”. Comunemente viene invece chiamata stanchezza ed è quella sensazione di non avere energie sufficienti per affrontare i vari impegni della giornata, di quel desiderio di dormire, dormire e dormire ancora nonostante, magari, si sia reduci da un sonno notturno di otto ore filate.
Un sintomo non proprio piacevole, dunque, che però in ultima analisi è un segnale sano.
• La stanchezza cosiddetta “di primavera” compare come reazione all’incremento della luce diurna, che caratterizza appunto l’inizio delle due stagioni più calde dell’anno. In pratica è l’espressione dell’adattamento dell’organismo alla nuova condizione climatica.
Va interpretata come un campanello d’allarme di cui l’organismo si serve per invitare a seguire uno stile di vita più corretto e più sano.
• La cosa migliore da fare quando ci si comincia a sentire troppo stanche è quella di dare ascolto al messaggio lanciato dal corpo. Si dovrebbe, dunque, prima di tutto, dormire di più.
Il sonno che davvero ristora è quello che inizia nelle prime ore della notte, cioè a partire da massimo le dieci di sera, per cui bisognerebbe andare a letto presto. L’ideale sarebbe coricarsi dopo aver fatto un bagno caldo, che ha un ottimo potere rilassante, quindi concilia il sonno.

• E’ opportuno anche seguire un’alimentazione più sana, per depurarsi dagli immancabili eccessi dell’inverno (che contribuiscono alla sensazione di spossatezza) e smaltire i chili in più eventualmente accumulati. Non è consigliabile sottoporsi a diete drastiche (a meno che non vengono prescritte e poi monitorate da un dietologo), mentre è senza dubbio un’ottima idea ridurre l’assunzione di grassi animali e abolire gli zuccheri semplici, sostituendoli con frutta, verdura, pesce e ragionevoli quantità di riso o pasta. 
• Anche se può sembrare un paradosso, la stanchezza si combatte facendo movimento.
Un’attività fisica che può davvero aiutare non solo perché impegna buona parte della muscolatura del corpo ma anche perché è divertente è il ballo. In generale, sono sempre da preferire attività che non annoiano, perché diversamente possono incrementare la spossatezza, anziché combatterla.
E’ una buona alternativa anche camminare ogni giorno per almeno 45 minuti, meglio se in compagnia di qualcuno con cui si sta volentieri.
• Il consumo di caffè andrebbe ridotto a massimo a tre tazzine al giorno, perché è possibile che la caffeina consumata in eccesso determini il cosiddetto “effetto paradosso”, che consiste nello svolgere l’azione contraria a quella prodotta in caso di assunzione moderata. In pratica, troppi caffè anziché ricaricare di energia potrebbero aumentare la spossatezza. 
• Se la stanchezza persiste per varie settimane senza accennare a diminuire, nonostante si seguano le regole per contrastarla, anche dormendo più del solito, è necessario consultare il medico. Potrebbe, infatti, essere la spia di un problema di salute, come per esempio un’anemia da carenza di ferro.
Il disturbo si esclude sottoponendosi a specifici esami del sangue che devono essere prescritti dal medico. 

                                                                                                       (Fonti Varie)

lunedì 18 aprile 2011

Troppi ostacoli nella corsa al lavoro per gli studenti di Scienze motorie

ROMA - Tra studenti e laureati il numero dei ragazzi che dal 2003 hanno investito il loro futuro negli studi di scienze motorie, ha toccato le 50.000 unità: in Italia si contano 23 facoltà sparse in modo omogeneo lungo tutto il paese e a Roma sorge l'ateneo del Foro Italico, forse la più prestigiosa e rappresentativa università di settore, erede dell'Isef, passata attraverso i burocratici cambiamenti dell'ex IUSM (Istituto Universitario di Scienze Motorie) e oggi a tutti gli effetti quarta università della città. E in giorni bollenti di contestazioni studentesche alla riforma Gelmini, in un momento in cui l'incrocio tra chi studia e chi cerca lavoro finisce sempre più spesso sotto la voce "disoccupazione", era fisiologico che la stessa base degli studenti di scienze motorie finisse per alzare la voce, nel tentativo di far capire il kafkiano stato in cui si trova oggi lo studente che ha scelto un simile indirizzo.

A Roma l'Università del Foro Italico presenta un esame d'ammissione che ogni anno superano in 460, il 15% al termine del triennio viene ammesso ai successivi due anni di specialistica (divisa tra attività motoria preventiva, scienza e tecnologia dello sport e management sportivo). Cinque anni tra libri e palestra e poi il buio. L'interrogativo, al di là di ogni slogan urlato in piazza è "Ora cosa faccio?". "In Italia - provano a spiegare Eugenio Pistone, Diego Pera e Marco Infusino - i tre rappresentanti che oggi danno voce agli studenti dell'Università "Foro Italico", il problema principale è di riconoscibilità. Le Scienze Motorie finiscono spesso per ritrovarsi schiacciate tra medicina e fisioterapia. Tra malattia e riabilitazione. Lo spazio proprio per la rieducazione, per quella zona grigia che in Italia scivola sotto la voce prevenzione, non ha una sua materiale collocazione nel mondo del lavoro Italiano".

Preoccupazione, rabbia e parole scelte con attenzione, per far sì che i concetti non si trasformino in semplice contestazione del sistema universitario, ma in un passe-partout sul futuro. I ragazzi parlano in una stanza esposta al sole, si affaccia sul ponte che ogni domenica porta i tifosi verso le partite dello sport più ricco del mondo. Lo stadio di Roma e Lazio è a una manciata di metri, ma quella è una disciplina che raramente incrocia i percorsi degli studenti di Scienze Motorie. Il caso più clamoroso è stato quello di Walter Di Salvo, studente di Scienze Motorie negli anni Novanta, poi preparatore atletico della Lazio, quindi nello staff del Manchester United prima e del Real Madrid poi. Un fenomeno isolato. I ragazzi quando lo si nomina appaiono sconfortati, sembrano considerarlo un esempio di successo irripetibile. Ma la sua storia incarna più di ogni altra il significato che in molti paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, si dà a questa categoria di laureati. Negli Usa, chiudere con successo la lunga sessione di studi in scienze motorie, significa affacciarsi nel mondo del lavoro con una professionalità che affianca immediatamente l'ex studente al medico neolaureato.

"L'Ateneo - racconta ancora Eugenio Pistone - ha lavorato su di noi per regalarci conoscenze e competenze, per far sì che una volta usciti dall'Università, non si abbia solo un pezzo di carta, ma un marchio di garanzia di ciò che sappiamo offrire. Il contrasto con il mondo del lavoro è però violento. Frustrante. Spesso basta un brevetto sportivo per vedere equiparato un laureato con cinque anni di corsi sulle spalle e un ragazzo che ha passato qualche mese in una palestra con un marchio federale". "Per non parlare aggiunge Diego Pera - degli attriti sempre più evidenti tra coloro che si immettono nel mondo del lavoro in qualità di fisioterapisti e i ragazzi che come noi escono da scienze motorie e di fatto non sono assolutamente autorizzati a lavorare mettendo le mani su un eventuale paziente, reduce da un intervento chirurgico".

Le discussioni che hanno infiammato l'animo degli studenti nell'ultimo anno finiscono per infrangersi nel caso delle scienze motorie, sulla percezione parziale che in genere si ha di questa facoltà: "Per gli Italiani - prova a spiegare Marco Infusino - le Scienze Motorie sono propedeutiche per accedere a un eventuale posto da insegnante di Educazione Fisica. Lo scarto decisivo tra Isef e Università è stato compiuto sul piano effettivo, burocratico, ma è come se il messaggio non fosse passato. Per uscire dall'equivoco servirebbe una legge precisa che ristabilisca i confini di appartenenza del mondo del lavoro applicato alla laurea in scienze motorie".

Dall'istruttore della palestra di quartiere, al personal trainer, passando per i preparatori atletici dei club che lo sport lo esportano per professione a livello internazionale, fino alle sale di riabilitazione del dopo infortunio, il laureato in scienze motorie segue un tortuoso percorso trasversale che subisce costantemente i colpi di categorie più piccole e spesso lontane dal contesto universitario. "Quello proposto dagli studenti - sottolinea il professor Fabio Pigozzi, prorettore vicario dell'ateneo Foro Italico e  presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport  - è un problema concreto, che ha radici lontane. Già sul finire degli anni Ottanta, la contrazione demografica ha sempre più ridotto le possibilità di assunzione nella scuola, naturale sbocco occupazionale per i diplomati Isef, il cui titolo aveva fino ad  allora rappresentato garanzia di impiego come docenti di educazione fisica". Professione che oggi di fatto esiste solo sulla carta. Le ore di educazione fisica certe partono dalla scuola media e  i posti a disposizione sono di fatto saturi per i prossimi dieci o vent'anni. "La successiva riforma - spiega ancora il professor Pigozzi -, che ha portato una decina di anni fa all'introduzione anche in Italia della laurea in scienze motorie, ha ampliato il profilo culturale e professionale, in linea con i mutamenti culturali, sociosanitari e del mercato, e con quanto si era verificato nel resto d'Europa da più di mezzo secolo. Tuttavia, mentre altrove, anche per il maggior tempo trascorso, la figura del laureato in scienze motorie è ampiamente riconosciuta e apprezzata, questo in Italia stenta ad avvenire". E la facoltà si trasforma in ponte verso una disoccupazione per laureati specializzati. 

Braccia in forma

Come avere braccia sempre in forma

Se c’è una cosa che infastidisce tutte le donne, soprattutto dopo i 40 anni, è il decadimento dei tessuti delle braccia: quell’antiestetica flaccidità intorno all’ascella che rende immettibile qualsiasi abito privo di maniche. Per questo problema ci sono delle soluzioni finalizzate a migliorare sia la tonicità dei tessuti profondi che la funzione di sostegno degli strati cutanei più esterni.

Per braccia più toniche: abbina ginnastica e massaggio

La componente muscolare può essere recuperata, ad esempio, con esercizi specifici quotidiani che vadano a stimolare bicipiti e tricipiti, favorendo un aspetto esteriore più tonico e un assottigliamento della componente di tessuto adiposo. In questo modo è possibile ottenere delle braccia molto più definito nei suoi contorni e la lassità epidermica tende a ridursi. In più, oltre alla ginnastica, è indispensabile intervenire con il massaggio e qualche trucco dietetico (come il centrifugato rimineralizzante e idratante consigliato qui sotto), che assicurano risultati apprezzabili in meno di un mese di cura.
Il centrifugato adatto per sconfiggere i cedimenti delle braccia è quello preparato con due carote, due gambi di sedano, un finocchio e due foglie di menta. Ideale a metà mattina tutti i giorni, “abbevera” la pelle e la rassoda.

La ginnastica per braccia ok

Per tonificare le braccia, è soprattutto sul bicipite che bisogna intervenire con la ginnastica: questo muscolo posizionato nella parte posteriore del braccio, funge infatti da sostegno anche per i tessuti che salgono verso l’ascella e che, essendo solitamente poco esercitati, diventano molli precocemente. Ecco allora due semplici esercizi  da ripetere ogni giorno per una decina di minuti: si tratta di una flessione e di un piccolo “sollevamento pesi” che riattivano i muscoli, circolazione e collagene.
- Esercita i tricipiti con le flessioni. Un esercizio efficace per le braccia, soprattutto per il tricipite è questo: mettiti davanti a una sedia (con lo schienale arretrato e la seduta rivolta verso di te), piega le gambe e appoggia lo schienale sul bordo, poi sollevati (facendo forza sulle braccia e non sulle gambe) e riabbassati abbastanza lentamente. Le braccia quando salgono non devono mai stendersi completamente e, quando ti riabbassi, la linea che va dalla spalla al gomito deve essere parallela alla seduta della sedia. Fanne 3 serie da 10 tutti i giorni, per un totale di 5 minuti.
- Fai riassorbire la pelle lassa delle braccia con i pesi. Dopo le flessioni, mettiti in posizione eretta, con le gambe divaricate e i piedi paralleli, impugna due bottigliette d’acqua da mezzo litro, e distendi le braccia lateralmente, tenendo i palmi rivolti verso l’alto. Espirando, porta le braccia in basso. Ripeti 3 serie da 10 minuti tutti i giorni.

Le erbe per braccia più toniche

Le alghe marine, abbinate ad alcuni oli essenziali stimolanti (ginepro, pompelmo), restituiscono tono alle braccia.
- Il gommage rimodellante. Procurati in erboristeria delle alghe brune in polvere e mescolane un cucchiaio con una capsula di vitamina C e dell’olio di rosa mosqueta, fino a ottenere una crema. Strofina il preparato su spalle, ascelle e braccia mentre fai la doccia: elimina le cellule morte e rassoda le zone molli.
- Il massaggio stimolante. Aggiungi a 50ml di crema neutra di buona qualità 3 gocce di olio essenziale di zedoaria, 2 gocce di olio di pompelmo e 2 gocce di olio di ginepro. Mescola bene e applica un leggero strato della crema così ottenuta mattina e sera su braccia e spalle, sulla cute umida dopo il bagno.

Esercizi per le braccia da fare a casa!!!



                                                                                                    (Fonti Varie)

Massaggi golosi

Il cioccolato (oltre ad essere buono!) è anche un’ ottima arma di bellezza usata nei centri estetici con la cioccolato-terapia: un insieme di trattamenti per viso e corpo che impiegano il cioccolato per massagggi anticellulite, peeling per ringiovanire il viso, scrub esfolianti per viso e corpo e bagni tonificanti
Il cioccolato ha infatti molte proprietà estetiche, è ricchissimo di sostanze nutritive ed idratanti che riescono a rendere la pelle più bella ed elastica e sono in grado anche di combattere la cellulite. Inoltre contiene una quantità notevole di antiossidanti, polifenoli e tannino capaci di contrastare l’ invecchiamento cutaneo.  
E la cellulite ? Si attenua grazie ai flavonoidi che svolgono un’ azione drenante e favoriscono l’ eliminazione dei liquidi di ristagno. In più la caffeina scioglie gli antiestetici cuscinetti adiposi. Ecco perché i trattamenti al cioccolato sono ormai diventati una filosofia praticata nei migliori centri di benessere. Massaggi, idromassaggi, applicazioni a tutti i gusti del cioccolato, è quanto di più goloso ed efficace il mercato possa offrire. I trattamenti, inoltre, incrementano la produzione di endorfine che a loro volta favoriscono l’ attività della serotonina, il neurotrasmettitore della serenità e del buonumore.

MASSAGGI AL CIOCCOLATO

Inutile dirlo. I massaggi al cioccolato sono ormai un must richiestissimo. Oltre che piacevoli sono davvero efficaci. Perché non regalarsi allora un’ ora di puro benessere e godimento? Ci si stende proni su un lettino riscaldato e l’ operatore procede a versare sulla schiena, lungo tutta la colonna vertebrale, una miscela ottenuta con del cioccolato fuso addizionato con speciali oli essenziali. Subito dopo inizia il massaggio vero e proprio, che coinvolge spalle, schiena, collo e glutei per poi spingersi fin sulle cosce e più giù su polpacci e caviglie. Dopo un po’ ci si gira per ricevere il massaggio anche sulla parte anteriore del corpo. Con il massaggio i principi attivi contenuti nel cioccolato vengono veicolati 
all’ interno del derma dove agiscono in profondità. Per questo, dopo la manipolazione, si resta comodamente in relax per godere anche dell’ aromaterapia. 
Il profumo del cioccolato, infatti, coinvolge i sensi e regala un senso profondo di benessere. Il cioccolato, non a caso, favorisce la produzione di serotonina che libera le endorfine migliorando il tono dell’ umore. A tutto ciò si associa l’ anandamide, una sostanza che stimola le percezioni sensoriali e regala allegria. Dopo circa un quarto d’ora, purtroppo, si abbandona la cabina per una doccia calda, durante la quale si friziona bene il corpo con un guanto di crine per eliminare ogni traccia di cioccolato. Il risultato sarà una pelle liscia come la seta. I grani di cacao, infatti, concorrono a esplicare un leggero peeling che asporta le cellule morte, consente alla pelle di respirare meglio e favorisce il rinnovamento cellulare. Chi desidera ottenere dei risultati più significativi, combattendo anche le adiposità localizzate e la cellulite, dovrà sottoporsi a più sedute. Ma i risultati non mancheranno già dai primi trattamenti perché la teobromina contenuta nei semi di cacao è imbattibile nello stoccaggio dei grassi. 

TRATTAMENTO FAI DA TE: LA RICETTA DEL MASSAGGIO AL CIOCCOLATO

Dedicata a chi non ha molti soldi da spendere o desidera coccole al cioccolato, magari da dividere con il proprio partner (trattamento molto sexy!) e da godere nella propria intimità.
La ricetta: servono 500 grammi di cioccolato rigorosamente fondente, si mette a sciogliere a bagnomaria e si arricchisce con tre gocce di olio essenziale di lavanda e 2 di rosmarino. Si mescola bene e prima di passare al massaggio vero e proprio si deve controllare la temperatura del cioccolato sul dorso della mano (badate che sia tiepido e non caldo!). E’ consigliabile stendersi su una brandina protetta da un telo di plastica e solo a questo punto iniziare con il massaggio. Scegliete un posto caldo perché poi dovrete rimanere, coperti solo di cioccolato, in relax per un buon quarto d’ora. Dopo potrete infilarvi sotto la doccia calda e strofinarvi bene il corpo con una spugna ruvida. Attenzione a non usare il bagno schiuma: andrebbe a interferire con i principi attivi del cioccolato.
Chi preferisce può optare per l’ idromassaggio e immergersi per 20 minuti in una vasca di latte e cacao per poi concludere in bellezza con uno scrub esfoliante a base di burro di cacao mischiato con nocciole tritate. Golosissimo! 

                                                                                                  (Fonti Varie)

W il cioccolato!

Il cioccolato fondente, quello preparato con cacao, burro di cacao, zucchero (meglio se di canna), contiene circa quattrocento sostanze con un’azione benefica per la nostra salute. Per esempio, caffeina e teobromina, entrambe antiossidanti e stimolanti del metabolismo; magnesio, fenilalanina e triptofano, utili per il tono dell’umore e per aumentare il senso di sazietà. Nel cacao sono inoltre presenti numerosi polifenoli, come l’epicatechina, particolarmente noti per i sui effetti antiossidanti e antinvecchiamento.
Ti aiuta a bruciare più calorie perché…
È ricco di polifenoli antiossidanti che contrastano il rallentamento del metabolismo dovuto all’invecchiamento. Inoltre, contiene sostanze che favoriscono la produzione di serotonina, un nuerotrasmettitore che, oltre a migliorare l’umore, consente di placare la fame nervosa.
Quando e quanto consumarne
Tutti i giorni, 10-20 g sono la quantità ideale per usufruire di tutte le proprietà del cacao.E ricorda che 10 g apportano solo 50 kcal, le stesse di circa mezza mela. Il momento migliore? Usalo come spuntino di metà pomeriggio, quando hai un calo di energia e senti desiderio di qualcosa di buono.
Suggerimenti pratici per scegliere un buon cioccolato
Prima di tutto, un buon cioccolato è fatto con il burro di cacao, non con altri grassi vegetali. Può esserci zucchero, ma in modiche quantità e meglio se grezzo e di canna. In commercio puoi trovare anche cioccolati con spezie o erbe, particolarmenta indicati sono il peperoncino e il ginseng.
E se lo scegli al ginseng, previeni il sovrappeso da stress!
Il nostro organismo reagisce agli stimoli: se c’è una situazione di pericolo o disequilibrio (come in caso di stress), il metabolismo rallenta e il corpo e mette da parte grasso di scorta. Inoltre, chi è stressato tende a mangiare di più perché il cervello stimola la produzione di sostanze che condizionano la regolazione del senso di fame e di sazietà. Così le persone sottoposte a uno stress cronico, ingrassano con facilità.
Il cioccolato fondente al ginseng, preparato con l’aggiunga della radice in polvere all’impasto di cacao, oltre alla ricchezza di polifenoli antiossidanti, è benefico per la salute anche perché contrasta gli effetti dello stress. Infatti, la radice di ginseng è uno dei rimedi ritenuti più efficaci per dare tonicità all’organismo contrastando gli effetti e i sintomi dello stress di qualsiasi tipo.

                                                                                                   (Fonti Varie)

giovedì 14 aprile 2011

Fitness facile e menù per una forma perfetta

Sciogliere i cuscinetti di adipe non è solo una questione di dieta. I migliori risultati si ottengono solo se pratichi attività fisica regolare. Basta una semplice passeggiata quotidiana di almeno 20 minuti e qualche esercizio corporeo facile e divertente per ritornare in forma.

Ecco per te un programma quotidiano da utilizzare tre volte a settimana per almeno un mese. Ridurrai il girovita senza fatica!

Quando ti svegli, prima di alzarti dal letto:

Sdraiato sul letto, con le gambe distese, respira profondamente per qualche minuto appoggiando le mani sull’addome e ascolta il tuo respiro.
Porta ora le braccia verso l’alto e inizia a stirarti, mimando uno sbadiglio. Quindi, fletti un ginocchio, afferralo con le mani e spingilo verso il petto. Dopo 30 secondi, distendi la gamba verso l’alto e poi abbassala. Ripeti per 5 volte, poi fai altrettanto con l’altra gamba.
Siediti sul letto e divarica le gambe. Scendi lentamente con il busto portando entrambe le mani verso la pianta del piede destro. Fermati se avverti tensione. Se riesci, afferra la pianta del piede con le mani e tieni la posizione per 30 secondi. Quindi ripeti dall’altra parte.
Alzati quindi dal letto, completa con un bel respiro liberatorio e affronta la tua giornata con una marcia in più!

Fai colazione

• Caffè, orzo o tè e 1 spremuta d’arancia
• 2 yogurt interi da 125 g ognuno
• 30 g di salmone affumicato
• 2 fette di pane tostato.

A metà mattina: ecco uno spuntino bruciagrassi…

1 frullato preparato con un kiwi, un bicchiere di latte di riso e una presa di cannella in polvere.

A pranzo, un piatto unico è l’ideale! 

80 g di fusilli di mais con lenticchie o ceci e salsa di pomodoro.

A metà pomeriggio: via libera al dolce

2 quadratini di cioccolato fondente e 1 pera.

Prima di cena:

Fai una passeggiata di almeno 20 minuti a passo veloce.

A cena:

pesce e patate al forno nutrono e aiutano i muscoli a bruciare l’adipe
200 g di salmone o sgombro e 200 g di patatine novelle da cuocere al forno oppure al vapore.

Prima di dormire scarica lo stress e aiuta il metabolismo a bruciare di più durante il sonno

In posizione eretta, i piedi sono alla stessa distanza delle spalle. Immagina di avere una grossa palla tra le mani. Le braccia sono poste a livello dell’ombelico, il palmo delle mani è rivolto verso il cielo e le estremità delle dita si toccano. Inspirando, le braccia risalgono lentamente, fino ad arrivare a livello della testa: è come se fossero sospese a un filo invisibile. Espirando, ricominciano la discesa, mentre le ginocchia si piegano leggermente. 
 
Ripeti 3 volte.
 
                                                                                                 (Fonti Varie)

-3 KG SENZA DIETA

La dieta dimagrante che ha come unico scopo il dimagrimento, imponendo all’organismo privazioni o frustrazioni difficili da sopportare (come quelle ipocaloriche) o cambiamenti del metabolismo (diete iperproteiche), si rivela nella maggior parte dei casi fallimentare. 
Il primo passo da fare per dimagrire è riequilibrare l’alimentazione e i messaggi tra il sistema digestivo e il cervello, ma occorre farlo senza stress e senza diminuire eccessivamente la quantità di cibo ingerito. Il dimagrimento è solo una conseguenza di questo riequilibrio e non lo scopo primario. In più, se adottate i nostri suggerimenti, non dovrete far leva sulla volontà per raggiungere l’obiettivo. E questo vi aiuterà a perdere peso in modo duraturo. 

Per capire se sei in sovrappeso 

•Per scoprire se si è in sovrappeso, si può calcolare l’indice di massa corporea (IMC) prendendo il peso in chilogrammi diviso per altezza in metri al quadrato (kg/m2).

• Se il numero che si ottiene da tale calcolo è inferiore a 25 vuol dire che si è nella norma. Tuttavia, se la circonferenza della vita è superiore a 94-102 cm per l’uomo e 80-88 cm per la donna, significa che i soggetti hanno un eccesso di grasso addominale e sono quindi maggiormente a rischio di incorrere in problemi di salute, anche se il loro IMC è più o meno nella norma.
I rischi dei chili in più
•Il sovrappeso è un fattore di rischio quando i chili in più si legano al colesterolo cattivo (Ldl) alto, al colesterolo buono (Hdl) basso, alla glicemia alta, così come ai trigliceridi alti e all’ipertensione (in questi casi si parla di sindrome metabolica ad alto rischio di infarto e diabete).
•Il sovrappeso nella regione addominale (la cosiddetta pancia grossa, la pancetta e le maniglie dell’amore sui fianchi) è pericoloso per il cuore; infatti, l’adipe in eccesso in questa zona del corpo produce sostanze infiammatorie che intaccano le pareti interne delle coronarie.
Ecco i 9 trucchi in cucina che ti rimodellano
  • Riduci i tempi di cottura di pasta, riso e patate
Consuma pasta e riso al dente e non cuocere le patate fino a farle sfaldare: così abbassi l’indice glicemico di questi alimenti che, arrivando più lentamente nel sangue una volta ingeriti, non provocheranno picchi di glicemia che rallentano il metabolismo. E se cuoci al vapore o al forno le patatine novelle, puoi anche mangiarle con la buccia, e l’effetto dimagrante è assicurato grazie alla maggior quantità di fibre ingerite.
  • Non rinunciare a un buon cioccolatino
Inseriscilo in una tavoletta di crusca, in modo che le fibre con cui lo ingerisci ti facciano assorbire meno zuccheri.
  • Sostituisci olio e burro con i latticini light
Sull’insalata, nel risotto, nei sughi per condire la pasta usa fiocchi di latte, yogurt o ricotta. Un cucchiaio di olio ha 100 kcal, 10 g di burro 75, un cucchiaio di yogurt magro circa 7, uno di ricotta 15 e uno di fiocchi di latte 10.
  • Aumenta il potere saziante dei tuoi piatti
Utilizza la verdura da consumare insieme al primo e non “prima di esso”: l’indice di sazietà di un’insalata e di un piatto di pasta tradizionale è circa la metà di un piatto di pasta il cui sugo è un mix di verdura e formaggio magro (per esempio trevisana e fiocchi di latte).
  • Aggiungi sempre un alimento proteico a pane, pasta e riso
Carni bianche, pesce, uova, formaggi magri e legumi sono adatti per pane, pasta, riso, orzo ecc., mentre lo yogurt o la ricotta magri sono indicati per i dolci. In questo modo aumenti il senso di sazietà e mantieni costante l’indice glicemico dei cibi ingeriti.
  • Impara a fare il soffritto
Dimezza la quantità dell’olio e aggiungi una pari quantità di acqua.
  • Servi un piatto unico
Evita di presentare in tavola primo, secondo e contorno: puoi sostituirli con piatti unici tipo polenta, pesce e verdure; couscous, ceci e verdure; petto di pollo saltato con tocchetti di verdure e riso lessato ecc.
  • Per i dolci usa sempre una base proteica
Ricotta, yogurt o panna servono per evitare picchi glicemici e aumentare il senso di sazietà.

                                                                                                (Fonti varie)

mercoledì 13 aprile 2011

I cibi "sciogligrasso"

Il colesterolo (una molecola simile ai grassi) è fondamentale per l’organismo: oltre a intervenire nella formazione e nella riparazione delle membrane cellulari, è anche il precursore della vitamina D, degli ormoni steroidei e di quelli sessuali (androgeni, testosterone, estrogeni ecc.) ed è necessario per la produzione di sali biliari. Questo elemento si divide in due tipi: LDL (“trasportato” da lipoproteine a bassa densità) e HDL (“trasportato” da lipoproteine ad alta densità). Le LDL distribuiscono il colesterolo alle cellule affinché esso possa svolgere le sue funzioni. Tuttavia, durante questa fase, parte del colesterolo LDL si deposita all’interno delle arterie formando le placche, ma le lipoproteine HDL intervengono rimuovendo l’eccesso di colesterolo e riportandolo al fegato. Avere il colesterolo HDL alto consente quindi di diminuire l’effetto negativo dell’LDL nella formazione delle placche che aumentano il rischio di malattie cardiocircolatorie. Dieta e stile di vita possono fare molto per mantenere LDL e HDL in equilibrio. 

L’integratore che riduce colesterolo, diabete e sovrappeso è la gomma di guar che si ricava dai baccelli di una pianta leguminosa di origine indiana (Cyamopsis tetragonolobus).

Perché fa bene
La fermentazione intestinale di questa fibra, operata dalla flora batterica locale, origina acidi grassi a catena corta, alcuni dei quali, dopo essere stati assorbiti, vengono veicolati direttamente al fegato. Giunti in questa sede, gli acidi grassi a catena corta espletano la loro azione ipocolesterolemizzante riducendo la sintesi di colesterolo. È utile anche per controllare la glicemia e ridurre il sovrappeso.

Dall’aglio al pollo: tutto quello che serve per eliminare i grassi cattivi

•Aglio: contiene un principio attivo, l’allicina, in grado di fluidificare il sangue rendendo meno probabili i coaguli che provocano ictus e infarto. Aglio (e cipolle) contribuiscono anche a tenere bassi i livelli di lipidi (grassi), a partire da quelli del colesterolo LDL nel sangue. Ne puoi mangiare uno spicchio anche tutti i giorni.
•Arance: sono una preziosa fonte di vitamina C antiossidante che elimina i radicali liberi, molecole che danneggiano gli organi e il rivestimento interno delle arterie, favorendo ictus e infarto. Ne basta una al giorno.
•Broccoli: forniscono molto acido folico, una vitamina del gruppo B che abbassa i livelli di omocisteina nell’organismo. L’omocisteina favorisce l’intasamento delle arterie nei primi stadi, quindi è meglio averne il meno possibile nel sangue. Attenzione, però: occorre evitare di cuocere troppo i broccoli per non perdere l’acido folico. Consumane 250 g al dì, quando sono di stagione, oppure surgelati.
•Carote: questi ortaggi sono molto ricchi di un pigmento vegetale arancione, detto beta-carotene, che ha proprietà antiossidanti; previene cioè i danni causati alle arterie dai radicali liberi. Diversi studi hanno inoltre osservato che le popolazioni con una dieta ricca di antiossidanti hanno un più basso rischio di ictus. Una porzione equivale a 250 g.
•Mandorle: sono un’ottima fonte di steroli vegetali, che diversi studi hanno dimostrato essere capaci di abbassare il livello di colesterolo nel sangue. Ne bastano 5 al giorno.
•Olio di oliva: favorisce la fluidità del sangue. Gli oli monoinsaturi come quello di oliva riducono infatti i livelli del colesterolo LDL (“cattivo”), facendo così diminuire anche i rischi di ictus e infarto. Due cucchiai al dì sono la dose da non superare.
•Pere: questi frutti forniscono in buone quantità fibre solubili che, diversamente da quelle insolubili (come la crusca), hanno la capacità di assorbire il colesterolo e portarlo via dal sangue. Mangiane una al giorno.
•Pollo: alla griglia così come lessate, le parti magre del pollo contengono proteine magre, sane e indispensabili per i tuoi muscoli. E anche il tacchino è una buona fonte di proteine magre. Evita invece carni rosse, salsicce e hamburger, ricchi di grassi saturi che danneggiano le arterie. Una porzione è di 150 g.

                                                                                               (Fonti Varie)