Campagne pubblicitarie martellanti e personaggi più o meno famosi che ne esaltano l’efficacia, hanno portato alla ribalta del grande pubblico le pedane vibranti.
In realtà, già negli anni sessanta i ricercatori del blocco sovietico utilizzavano tali mezzi a scopo terapeutico e allenante.
Gli effetti delle vibrazioni erano utilizzati in astronautica per prevenire e combattere gli effetti della assenza di gravità sul tessuto osseo dei cosmonauti, ma anche per allenare gli atleti nelle discipline più disparate.
Nel tempo, l’uso di queste attrezzature si è diffuso anche presso i centri fitness e nelle case private.
Le macchine che producono vibrazioni sono costituite da una piattaforma con sotto i motori che generano le vibrazioni e una struttura verticale munita di maniglie per reggersi, che contiene il display e i pulsanti per la regolazione dell’attrezzo.
Le vibrazioni si caratterizzano per tre parametri differenti:
· Direzione
· Frequenza
· Ampiezza
L’insieme di queste caratteristiche determinano la velocità e l’accelerazione del movimento.
Esistono tre tipi di movimento vibratorio:
· Vibrazione rotatoria
· Vibrazione verticale
· Vibrazione ondulatoria
Con la prima la pedana si muove su un piano orizzontale, non si ha un oscillazione verticale, i suoi effetti sono limitati e viene impiegata nelle macchine a basso costo o in quelle che producono massaggi localizzati.
Le pedane a vibrazione verticale compiono un movimento verso l’alto e il basso.
L’effetto del training è determinato dalla qualità delle vibrazioni che a loro volta sono dipendenti dalla sincronizzazione dei motori e dalla rigidità della struttura portante.
In quelle a vibrazione ondulatoria, la pedana oscilla in modo che uno dei due lati sia sollevato rispetto all’altro.
Questo tipo di macchina permette di eseguire esercizi estremamente specifici anche se ne limita il loro numero a causa del principio stesso del tipo di vibrazione.
Si ritiene che le vibrazioni verticali abbiano una miglior efficacia allenante perché stimolano il riflesso miotattico (un tipico esempio è il martelletto del medico che colpisce il tendine del ginocchio) proprio dei muscoli estensori.
La frequenza di lavoro (n° di vibrazioni al secondo espresse in Hz) è specifica per ogni muscolo, alcune pedane provviste di elettromiografo di superficie permettono il calcolo esatto di tali frequenze.
In generale diversi studi hanno dimostrato come frequenze comprese fra i 30 e 50 Hz permettono di stimolare adeguatamente i muscoli senza il rischio di incorrere in fenomeni di risonanza (vibrazioni forzate).
Gli effetti delle vibrazioni sul corpo umano sono molteplici, la forza muscolare, la flessibilità ma anche la circolazione sanguigna aumentano dopo un periodo di allenamento con pedana.
Altri importanti adattamenti si rilevano a carico del sistema endocrino grazie all’elevata intensità degli stimoli indotti dalle vibrazioni.
L’incremento del metabolismo e il miglioramento della matrice connettivale rendono il vibration training efficace anche a fini estetici.
La pedana vibrante trova dunque applicazione in tre ambiti principali:
· Sport
· Fisioterapia
· Prevenzione e Estetica
Gli esercizi si possono svolgere sia in forma statica che dinamica e possono riguardare tanto gli arti inferiori che quelli superiori.
L’intensità delle singole sedute deve essere modulata in base alla capacità di adattamento e tolleranza ai carichi definita per ogni soggetto.
Generalmente l’utilizzo della pedana vibrante è tollerato dalla gran parte delle persone, ci sono alcune patologie per le quali è necessaria la supervisone medica, per altre ancora, esistono delle vere e proprie controindicazioni d’uso.
(Fonti varie)
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