lunedì 16 maggio 2011

Cancellare i brutti ricordi? La ricerca fa i primi passi

Nel bel film dal brutto titolo italiano “Se mi lasci ti cancello“, Jim Carrey si sottoponeva volontariamente alla cancellazione di tutti i ricordi che avevano a che fare con la sua ex ragazza, Kate Winslet. I brutti ricordi di un amore finito male venivano estrapolati della sua mente con un sofisticato procedimento che però nel suo caso fortunatamente funzionava solo al 99%, lasciando così aperta la possibilità per i due di ritrovarsi.
L’idea di poter fare selettivamente piazza pulita dei ricordi sgradevoli al momento resta solo materia da film, ma alla Università della California di Los Angeles (Ucla) un gruppo di ricercatori ha compiuto un primo passo in quella direzione, con una ricerca sull’alterazione della memoria a lungo termine della lumaca di mare, pubblicata sul Journal of Neuroscience.
David Glanzman, un membro dell’Istituto di ricerca sul cervello dell’Ucla, e i suoi colleghi sono riusciti a eliminare la memoria a lungo termine dell’Aplysia, particolare specie di lumaca di mare che Glanzman studia da 30 anni e hanno così notevolmente migliorato la loro conoscenza della biologia cellulare alla base della memoria a lungo termine.
La lumaca di mare ha un sistema nervoso molto più semplice di quello umano (20.000 neuroni contro circa mille miliardi), ma i processi molecolari e cellulari dei due sistemi sembrano essere molto simili. Per questo ciò che gli studiosi hanno scoperto sulla soppressione della memoria nella lumaca potrebbe essere applicabile anche all’uomo.
Quando una lumaca di mare viene attaccata da un predatore, lo shock subito aumenta la sua sensibilità agli stimoli esterni. Questo fenomeno, chiamato sensibilizzazione, si avvale della memoria a lungo termine dell’animale: il ricordo del trauma fa reagire la lumaca agli stimoli in maniera eccessiva. I ricercatori hanno scoperto che questa sensibilizzazione può essere cancellata inibendo l’attività di una specifica proteina chinasi, una classe di molecole in grado di modificare la struttura e l’attività delle proteine. Impedendo alla PKM, questo il nome della proteina chinasi, di svolgere il proprio ruolo nel circuito cerebrale collegato a un particolare ricordo, quel ricordo si affievolisce o scompare.
La lumaca sottoposta a ripetute scosse elettriche aveva sviluppato come conseguenza una reattività esagerata che si manifestava con una contrazione protratta ogni volta che veniva toccata. L’inibizione della PKM ha eliminato la memoria alla base della sensibilizzazione e come conseguenza l’animale non rispondeva più al tocco con una contrazione prolungata: non ricordava più le scosse elettriche subite.
Si sa che l’apprendimento è legato ai cambiamenti che intervengono nelle connessioni tra le sinapsi nel cervello. Capire come questi cambiamenti vengano mantenuti e che ruolo giochi il PKM in questo processo può aiutare non solo a capire come affievolire i ricordi angoscianti in persone che hanno subito traumi, ma anche forse a migliorare la memoria in quanti sono colpiti da malattie degenerative.
Secondo i ricercatori le persone hanno diversi circuiti cerebrali, collezioni di neuroni e di sinapsi che li collegano, per ricordi diversi. Inibire l’azione del PKM nel circuito maggiormente coinvolto nella conservazione di un ricordo traumatico sarebbe il modo per evitare il rischio di fare piazza pulita anche di ricordi belli o utili. “Penso che in futuro potremmo essere in grado di entrare nel cervello di una persona, identificare la posizione occupata da un ricordo traumatico e provare a smorzarlo“, conclude Glanzman. Che però precisa: “Non succederà nell’immediato futuro. Il cervello è l’organo più complicato del corpo. Ci vorrà moltissima ricerca”.

                                                                                                    (Fonti varie)

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